Cane tenuto male e costretto a vivere tra gli escrementi: veterinari a casa dell’ex ministro Kyenge, dopo le accuse di un vicino di casa.
Il cane tenuto male, portato fuori poche volte e costretto a vivere tra i suoi escrementi. Queste le accuse rivolte all’ex ministro Cecile Kyenge, per le condizioni in cui verserebbe l’animale. Zibì, questo il nome del maremmano dell’eurodeputata, è divenuto anche oggetto di una contesa tra vicini.
Come si ricorderà, infatti, l’ex ministro del governo Letta, in prima linea per l’approvazione dello ius soli, qualche settimana fa aveva denunciato di essersi ritrovata dello sterco sul muro di casa. Aveva parlato di atto razzista nei suoi confronti. Poi era emersa la versione di un suo vicino di casa: “Non si è trattato di atto xenofobo, ma di un gesto di esasperazione verso un atteggiamento incivile”.
Il vicino aveva chiarito che il marito della Kyenge “non raccoglie mai le deiezioni del loro cane di grossa taglia”. Dunque, “all’ennesimo episodio non ci ho visto più dalla rabbia, ho rimosso le feci e le ho gettate nel giardino”. In sostanza, contro le pareti di casa Kyenge sarebbe finito lo sterco del suo stesso cane. Per la Kyenge, invece, si trattava di “un tentativo di attribuire al nostro cane le responsabilità di un gesto d’odio compiuto proprio contro di me e la mia famiglia”.
Nella vicenda arriva ora l’intervento dell’Aidaa, associazione italiana difesa animali ambiente. Questa ha preso posizione attraverso il presidente Lorenzo Croce. Ha detto: “Le ultime due segnalazioni parlano di un cane abbandonato spesso a se stesso e che il padrone del cane sia un ex ministro della repubblica o un clochard di piazza Duomo a Milano poco interessa”. Croce sottolinea: “Noi a fronte di queste segnalazioni e di quanto successo nel recente passato abbiamo deciso di inoltrare un esposto ai veterinari della ASL di competenza del comune di residenza dell’europarlamentare piddina”.
Si è chiesto ai veterinari di andare “a controllare lo stato di salute dell’animale”. Si chiede poi di “verificare se lo stesso è tenuto in condizioni compatibili con la sua natura e riceve l’affetto necessario dei suoi umani”. Croce ha quindi concluso: “Qualora fosse necessario, siamo pronti a chiedere il sequestro del maremmano stitico o meno che sia”. Si attende ora la nuova replica dell’ex ministro.
GM
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