In una nota, il CABS, un’associazione con sede a Bonn specializzata in azioni di repressione del bracconaggio con volontari attivi in tutta Europa ha commentato l’episodio di Olbia, esprimendo pessimismo sul fenomeno che non stenta a diminuire: “Temiamo, però, che sia solo l’ultimo caso di una lunga serie”.

“Siamo felici di avere appreso del miglioramento delle sue condizioni. Purtroppo le campagne Sarde e un po’ di tutta Italia sono avvilite dai famigerati “lacci” metallici messi in campo dalla diffusissima caccia illegale. Sono destinati agli ungulati ma nella lunga casistica si annoverano numerosi cani, gatti e finanche mucche”.

Il Cabs ricorda che “un animale bloccato dal laccio cercherà di scappare terrorizzato. Così facendo peggiorerà la situazione fino ad arrivare, come purtroppo già successo, a mostruose amputazioni. Proprio in Sardegna si sono trovati lacci insanguinati a resti di arti di cervi”.

Per il Cabs si tratta di “un vero e proprio attentato contro la biodiversità che riserva brutte sorprese anche agli animali domestici”, per questo viene augurato “che vengano messi in atto fattivi controlli antibracconaggio per prevenire situazioni che possono diventare molto pericolose anche per l’uomo come, ad esempio, nel caso dei tubi esplodenti per i cinghiali in alcuni casi rinvenuti proprio in Sardegna. Basta inciampare sul cavo steso nel sentiero e parte il colpo”.