Si chiama Spot ed è un cane-robot commercializzato per pochi mesi, che ha spaventato i cani in carne e ossa
Un cane robot che ha spaventato i cani in carne ed ossa: questo è Spot, un miracolo della tecnologia, che è stato ideato e costruito dall’azienda Boston Dynamics e commercializzato negli scorsi mesi. Un prodotto non accessibile a tutti, in realtà, visto che aveva un costo simile a quello di un’automobile di lusso.
Ha avuto il suo battesimo del fuoco in Francia, dove è stato portato in una piazza e fatto girare tra persone e animali. Sorprendente è stata la reazione di uomini e quattro zampe: i primi sono rimasti piacevolmente sorpresi, i secondi hanno invece avuto molta paura, come dimostra il video che si trova poco più in basso.
Si tratta di un prototipo destinato principalmente all’industria e alle aziende che potrebbero aver bisogno di esplorare siti dove gli esseri umani non possono andare. Ad esempio, esplorazioni pericolose in miniere o in giacimenti minerari. Non si sta parlando quindi di un cucciolo a quattro zampe bionico ideato per diventare un sostituto degli animali da compagnia. Posto che questi si possano mai sostituire.
Il cane robot ha un peso di 32 chilogrammi, può raggiungere una velocità massima di 6 chilometri orari ed è in grado di evitare ostacoli e di salire e scendere le scale. Si può pilotare con un telecomando simile a un joystick da videogame e ha una visione di 360 gradi attorno a sé.
Da un po’ di tempo si sta diffondendo l’abitudine di prendere con sé animali domestici robot. Si tratta di una scelta che in molti fanno e che sicuramente ha dei vantaggi, come il fatto che non sporchi o che non comporti spese veterinarie o per il suo sostentamento.
Tuttavia, i contrari a questa moda sostengono che un cucciolo artificiale non potrà mai provare emozioni come farebbe un cane in carne ed ossa. E, dunque, non sarà mai in grado di dare tutto ciò che un quattro zampe reale può. Come, ad esempio, il piacere di giocare insieme o di coccolare il nostro cucciolo. Il dibattito rimane aperto e forse è un bene: citando i latini, “Unicuique suum”; ovvero “a ciascuno il suo”.
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Matteo Simeone
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