Un cane è morto dopo aver chiesto aiuto al personale di un albergo
Una cagnolina randagia si era avvicinata ad un albergo per chiedere aiuto. Era disidratata e con il caldo estivo, aveva bisogno di acqua e di un po’ di ristoro.
Nell’albergo vi era in corso un evento. Il personale ha provveduto a dare dell’acqua e del cibo alla cagnolina. Non potendo provvedere all’animale, hanno allontanato la bestiola anche se, secondo quanto riferito in una nota dalla direzione, erano stati chiamati i vigili del fuoco e i volontari Oipa.
Nessuno avrebbe risposto all’appello. I volontari di Oipa hanno invitato il personale a chiamare la polizia, mentre i vigili del fuoco hanno risposto che non erano tenuti ad intervenire.
Quello che è accaduto dopo è una storia ormai nota. La cagnolina è stata trovata in fin di vita da una passante che ha provveduto a portarla presso una clinica veterinaria, dove l’animale è morto poche ore dopo.
“Aveva cercato aiuto all’interno del Palace Hotel di Mondello ma a quanto pare gli dava fastidio e secondo dei testimoni l’hanno presa e buttata sul marciapiede, senza chiamare neanche i vigili urbani. Una signora passava per caso di lì e con l’aiuto di alcuni passanti l’ha portata in clinica, hanno fatto di tutto per salvarla, ma non ce l’ha fatta”. Scrivono i volontari in un post di denuncia, spiegando che “era molto disidratata, non beveva sicuramente da tempo. Ha avuto infezione alle vie urinarie, poi infezione con pus nell’intestino. Purtroppo era troppo tardi”.
Il caso ha sollevato indignazione in rete per il comportamento degli albergatori che anziché prestare soccorso alla randagia, hanno allontanato il cane.
Come dichiara il direttore del Palace Hotel di Mondello spiega a NextQuotidiano, il personale avrebbe cercato di aiutare la randagia.
“Intorno alle 19.30 di sabato scorso il cane si sarebbe introdotto nel giardino passando tra le sbarre della recinzione. Una volta avvistato dal personale dal momento che era in corso un evento con 250 persone il cane è stato accompagnato in disparte e gli è stata data da bere dell’acqua. Abbiamo chiamato i vigili urbani e dato da bere al cane”. Racconta il direttore, aggiungendo di aver anche “chiamato una dottoressa dell’OIPA che ci ha detto di chiamare la Polizia. Il 113 ci ha risposto che per questo genere di intervento dovevamo contattare i vigili urbani, e così abbiamo fatto”.
Gli stessi vigili urbani non sarebbero intervenuti perché, come dichiara il direttore della struttura hanno risposto che “per questo genere di questioni non potevano entrare all’interno di una proprietà privata”.
Un rimbalzo di competenze all’ordine del giorno come sempre, nel caso di randagi. Secondo quanto assicurato dal direttore dell’albergo, il cane sarebbe stato accompagnato all’esterno della struttura da un lavapiatti che sarebbe rimasto con l’animale circa 45 minuti in attesa dei vigili che non sono mai arrivati.
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La morte della cagnolina ha provocato un’ondata di indignazione e lo stesso direttore rivela di temere un danno d’immagine e che presto pubblicherà una comunicazione ufficiale per spiegare la posizione ufficiale dell’albergo.
L’epilogo della storia è quello che tutti conoscono. Il cane è morto. Forse, anche se lo stesso personale dell’albergo avesse portato il cane in una clinica non ce l’avrebbe fatta o forse, preso per tempo, le sue condizioni di disidratazione potevano essere contenute. Una questione di minuti, di ore. Una questione di civiltà.
Sicuramente l’albergo ha fatto tutto quello che aveva ritenuto di poter fare per l’animale.
Anche se, secondo quanto denunciano i volontari, alcuni testimoni avrebbero visto che la cagnolina è stata “presa e buttata sul marciapiede, senza chiamare neanche i vigili urbani… Una signora passava per caso di lì e con l’aiuto di alcuni passanti l’ha portata in clinica, hanno fatto di tutto per salvarla, ma non ce l’ha fatta. Era molto disidratata , non beveva sicuramente da tempo..”.
Sicuramente avrebbero potuto fare di più così come le istituzioni sempre assenti quando si tratta di animali randagi bisognosi. Forse, era sufficiente un po’ d’acqua, forse, il lavapiatti anziché aspettare 45 minuti i vigili così come dichiarato dal direttore dell’albergo, poteva portare il cane da un veterinario.
La questione si spinge sul piano etico e morale. Cominciare dalle azione per donare un altro messaggio, un messaggio d’amore, di solidarietà e non d’indifferenza. In finale, era solo un cane. La verità è che ognuno è responsabile delle proprie azioni e dovrà renderne conto a se stesso e non agli altri.
La cagnolina ritrovata per strada:
Il tragico epilogo
C.D.
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