Il cane Max, trovato su una panchina con un biglietto straziante vicino a sé: dopo tre mesi arriva una novità importante.
Alcune storie fanno un giro immenso e poi ritornano. Anche solo per assicurarci che tutto sta andando bene, che tutto si è sistemato, o che tutto non precede come prima e dobbiamo nuovamente intervenire. Certe storie, alla fine, non ci abbandonano mai, soprattutto per come nascono e si sviluppano.
Storie dove ci sono dentro, fin dal primo istanti, i nostri amici a quattro zampe. Sempre alla ricerca di un sorriso, di un po’ d’affetto, di una coccola in più. Alcune volte, però, partendo da posizioni sfavorevoli, come quella di un abbandono, un cancro che la nostra società ancora combatte con tutte le proprie forze, ma il quale non si riesce a debellare.
Lo stesso che ha subito, qualche mese fa, il cane Max, trovato su una panchina, con un biglietto a dir poco straziante vicino al suo corpicino. Il cane è stato preso in salvo da un gruppo di volontari di una struttura del posto e dopo tre mesi dall’accaduto arrivano importanti novità.
Come dicevamo poc’anzi certe storie non finiscono mai, ci entrano dentro come un uragano impazzito perché portano con sé dei sentimenti davvero forti, alcune volte contrastanti tra di loro. Ma è nelle storie forti, che vanno in contrato con sentimenti alterni, che si può ritrovare il senso di una vita, o uno spiraglio di luce.
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Lo stesso che ha ritrovato il cane Max. Qualche tempo fa, il quattro zampe fu abbandonato su una panchina di Città del Messico con accanto un biglietto straziante lasciato da un bambino: “Devo lasciare qui il mio cane perché viene continuamente abusato e malmenato dai miei genitori. Non posso sopportare di vederlo in questo stato”.
Il fatto aveva scosso la popolazione del posto e i volontari di una struttura per cani, limitrofa alla panchina dov’era legato Max, si sono attivati per poterlo portare in salvo. All’inizio era diffidente, soprattutto con gli uomini, motivo per il quale si è subito pensato a una figura maschile che lo picchiava. Da quel giorno, però, sono passati tre mesi.
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Qualcosa è cambiato. Punto numero primo: il nome. Non si chiama più Max, nome che forse gli avrebbe causato dei continui traumi per il suo passato, ma Boston. Il secondo è che Boston ha superato molte prove d’addestramento per cani da reinserire nella società. Ora è molto più docile, vuole sempre giocare e non vede l’ora che qualcuno si faccia avanti per concedergli un’opportunità di vita normale.
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