Cane da soccorso muore avvelenato
E’ un ennesimo dramma, quello dell’avvelenamento di cani. Esemplari vittime di una delle peggiori morti che avviene dopo atroci sofferenze.
Un giovane esemplare di Golden retriever di nome Buddy è morto dopo aver ingerito un boccone avvelenato durante una passeggiata con la proprietaria al mattino.
Aveva solo 20 mesi. Era un cucciolone un po’ cresciuto che si era già distinto in due soccorsi con gli alpini per persone disperse.
“Addio Buddy, chi ti ha ucciso domani potrebbe avere bisogno di te”.
E’ il triste messaggio scritto dalla padrona, affranta dalla perdita del compagno fedele a 4zampe.
Non solo si tratta di una perdita affettiva, come quella di un membro della famiglia. Quella di Buddy è una perdita anche per gli addestratori e il corpo di soccorsi nel quale operava il cane.
“Vanificato un anno e mezzo di lavoro”. Commentano gli operatori.
A differenza di Kaos, l’esemplare morto per avvelenamento, eroe nei soccorsi dopo il terremoto che aveva colpito il Centro Italia, Buddy “non era un cane eroe, era il cane di Alessandra e con lei formava un’unità cinofila”.
Scrive il Nucleo cinofilo da soccorso Argo degli alpini di Fiorano al Serio, sottolineando che “era una bestia unica a sei zampe, capace di mettere a disposizione di chi ha bisogno un naso, un cervello e due cuori”.
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Un lungo saluto rivolto a Buddy con il quale il nucleo alpino ha commentato la morte del cane.
“Oggi verrà effettuata l’autopsia. La nostra speranza è che si sia trattato di un incidente, che Buddy abbia raccolto da terra un topolino o un passerotto avvelenati dal decumarolo usato dagli agricoltori per tenerli lontani dai campi. Ma in quella zona sono già morti altri cani e il timore è che siano stati sparsi dei bocconi avvelenati. Nessun cane vale più degli altri, ma la morte di Buddy, oltre ad aver provocato un immenso dolore ad Alessandra, vanifica un anno e mezzo di lavoro di addestramento. Lui aveva bruciato le tappe: per sostenere l’esame operativo e lavorare sul campo, un cane deve avere almeno 20 mesi. Lui li aveva compiuti da soli 15 giorni e aveva già ottenuto la certificazione dell’Ente nazionale della cinofilia italiana. Era giovane ed esuberante, ma aveva all’attivo almeno due interventi di ricerca di persone disperse in montagna”.
Aggiunge Giovanni Martinelli, coordinatore nazionale delle Unità cinofile da soccorso degli alpini.
Quello che hanno voluto ricordare gli alpini è che si tratta di volontari che dedicano il loro tempo a soccorrere le persone. La padrona di Buddy, Alessandra “era una professoressa d’inglese, che in questi mesi di vacanza dalla scuola si era dedicata molto all’addestramento di Buddy. Mi auguro che non molli e voglia ricominciare con un cucciolo. Buddy era il suo primo cane da soccorso, quindi per lei è ancora più dura, ma sono convinto che non ci lascerà”.
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C.D.
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