Un cucciolo di cane, rimasto a lungo legato a una stretta catena e senza cibo, viene salvato in extremis: evidenti i segni di un’indicibile sofferenza.
Nel mese di agosto una storia di soccorso ha toccato il cuore di due volontari che hanno fatto tutto il possibile per salvare la vita a un cucciolo di gigante peloso tratto in ostaggio da una personalità senza scrupoli. La grave situazione di salute del cucciolo, un Cane da montagna dei Pirenei, è stata segnalata in prima istanza all’Ospedale Veterinario Leonardo Da Vinci, di Firenze. Dopo essersi messi in viaggio per rintracciare il fido in pericolo, costretto a rimanere ancorato a una stretta catena per un lungo periodo di tempo e rimasto – al contempo – senza cibo, nonostante la sua grossa stazza – al suo arrivo nella clinica veterinaria – il fido mostrava di avere un peso di soli 34 chilogrammi.
“Senza parole” , è così che si dichiara pubblicamente la “LIV ODV” nel denunciare la scoperta dell’indicibile sofferenza del docile cagnolone, ancora in tenera età e dal manto bianco, recuperato dai volontari. “Speriamo che si scopre il colpevole“, si legge in didascalia al post che – su Facebook – mostra alcune delle immagini sensibili del pelosetto poco tempo dopo il suo ritrovamento.
Dati i segni ritrovati sul suo corpo, la sua estrema magrezza e il suo spavento, il Moroso Pastore ha mostrato ai veterinari di aver subito evidenti abusi e maltrattamenti. Sembra che il cucciolo sia riuscito a divincolarsi da colui che lo avrebbe – fino a quel momento – tenuto in ostaggio. I veterinari hanno provveduto a sanare le ferite ancora aperte con dei punti e hanno iniziato un percorso di riabilitazione per permettere al cucciolo – pelle e ossa – di riabituare all’assunzione di cibo.
Tra le curiosità sul Cane da montagna dei Pirenei quella che spicca maggiormente è la realizzazione di una pellicola cinematografica che ha ben messo in risalto alcune delle caratteristiche di questa particolare razza. Si tratta del primo film “Belle & Sebastian”, del 2013, il quale ha dato inizio a una celebre saga – che vede il “gigante” come suo protagonista – e che resta, ancora oggi, un capolavoro in continua revisione in molte parti del globo.
Per proteggere il collo leso di Alberto – nome affidato, dopo il salvataggio, al cucciolo dai volontari della struttura – i veterinari hanno preferito far indossare al cucciolo una fasciatura di protezione. Ora, in fase di graduale recupero, Alberto si prepara per essere adottato da una famiglia che sia disposta a prendersi cura di lui. I volontari sperano che questi ultimi scelgano di lasciare a lui il nome da loro affettuosamente affidatogli.
Il consiglio – per i futuri genitori umani Alberto – resta, nel frattempo, quello di evitare di far indossare lui un qualsiasi tipo di guinzaglio. Ma di preferire, piuttosto per il sensibile Alberto, la scelta di un’adeguata pettorina, per evitare che il trauma dei maltrattamenti passati possa ripresentarsi e provocare in lui parte delle sofferenze precedentemente vissute.
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