L’incredibile racconto della famiglia del bassotto Pip, il cane bloccato in mare dall’altra parte del mondo a causa del lockdown per oltre 4 mesi.
La pandemia di coronavirus che imperversa nel mondo intero ha causato e continua a causare numerosi disagi in ogni angolo del pianeta, non soltanto alle persone ma anche ai nostri amici a quattro zampe: esempio lampante è l’odissea che è stato costretto a subire il bassotto Pip, un cane di piccola taglia che ha vagato nei mari di tutto il mondo prima di riuscire a tornare finalmente dalla sua famiglia umana.
A raccontare un vero e proprio incubo durato ben 136 giorni sono stati Zoe e Guy Eilbeck, che avevano incontrato il piccolo Pipsqueak detto Pip in Sicilia, durante una vacanza in barca a vela che li avrebbe portati ad attraversare l’intero Oceano Atlantico. I coniugi Eilbeck, assieme ai loro figli Max e Cam, si sono innamorati a prima vista di quel piccoletto e hanno deciso di adottarlo immediatamente, imbarcandolo con sé per il resto dell’avventuroso viaggio.
Non potevano immaginare, però, quello che sarebbe successo di lì a poco quando il Covid-19 ha iniziato a diffondersi a macchia d’olio terrorizzando la popolazione mondiale e causando disagi e chiusure in tutti i Paesi del mondo.
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Un’odissea di oltre 130 giorni per Pip, cane bloccato in mare causa Covid
Si era abituato immediatamente alla vita in barca il bassotto Pip, imbarcatosi in Sicilia al seguito della sua nuova famiglia umana: la traversata oceanica sembrava procedere senza intoppi e nessuno poteva aspettarsi uno stravolgimento così radicale dei piani. Nel mese di marzo, la barca degli Eilbeck si trova in North Carolina quando il loro Paese di origine, l’Australia, ha annunciato la decisione imminente di chiudere le frontiere e iniziare il lockdown.
Non potevano aspettare oltre Guy e Zoe: si sono immediatamente preparati a rientrare, per non rischiare di restare fuori dal Paese e lontani da casa a tempo indeterminato. Un’organizzazione a tempi record per il rientro dell’intera famiglia, se non fosse che le tempistiche burocratiche per far rimpatriare il cane si sono rivelate troppo lunghe: il bassotto non poteva partire.
Come potevano fare con il loro amato cane bloccato in mare dall’altra parte del mondo? Non potevano certo abbandonarlo, dopo averlo incontrato e adottato con sconfinato amore. Ecco che ha inizio l’odissea di Pip e della famiglia Eilbeck, che decidono di affittare un posto barca a lungo termine per il loro cagnolino e una persona a cui affidarlo finché la situazione non si sarebbe sbloccata.
Dal mare alla terra ferma: uno stallo per il bassotto Pip
Per fortuna, una donna di nome Ellen Steinberg si è resa disponibile ad accogliere il piccolo Pip e prendersene cura per tutto il tempo necessario. Il lockdown sembrava inizialmente una soluzione rapida ed efficace, ma sappiamo bene che non è stato così: Zoe e Guy hanno compreso ben presto che sarebbe stato difficile tornare in America a riprendere il bassotto in tempi brevi.
Così, hanno avviato l’iter burocratico per rimpatriare il loro amico a quattro zampe: dovevano avere i permessi necessari a far viaggiare il cane fino al territorio australiano. Un’impresa lunga e complessa, che è durata ben 136 giorni durante i quali Ellen si è presa amorevolmente cura del cane bloccato insegnadogli a vivere in casa. Il bassotto, infatti, era abituato a vivere all’aperto prima e in barca poi.
Finalmente, dopo una lunga e difficile staffetta per portare Pip a Los Angeles e iniziare il viaggio di rientro in Australia, il cane è giunto dopo un lungo percorso nella città di Auckland. Da qui, dopo 10 giorni di quarantena, sarebbe dovuto volare direttamente a Sidney tra le braccia di mamma e papà: peccato che il suo volo sia stato cancellato all’ultimo momento per ben due volte!
Per fortuna, grazie all’aiuto di tantissime persone, enti e aziende tra cui la Virgin Airlines, dopo tante peripezie il cane bloccato in mare prima e sulla terra ferma poi per 136 giorni è riuscito a tornare a casa! La famiglia Eilbeck non riesce ancora a crederci e ha voluto ringraziare tutti con un lungo post sui social.
Chiara Burriello, 19-08-2020