Era legato ad una catena così corta che non riusciva a poggiare il muso a terra
Cala era un cane da guardia. Un giovane pit bull che ha avuto l’unica colpa di vivere da un meccanico senza scrupoli a San Jose in Costa Rica.
Il cane aveva solo conosciuto la catena. Per anni era rimasto legato così corto che non riusciva neanche ad abbassare la sua testa e respirava a malapena.
Il padrone non lo curava e anche quando stava male era indiffertente alla sofferenza del povero animale. Con il passare dei mesi, i vicini si sono allarmati. Il cane non veniva nutrito adeguatamente e le sue condizioni erano preoccupanti.
Un bel giorno, il caso di Cala è stato segnalato alle forze dell’ordine che intervenute sul posto hanno subito accertato le pessime condizioni dell’animale, disponendo il suo sequestro. Cala è stato così trasferito in un rifugio, il Territorio de Zaguates, dove è stato sottoposto ad un trattamento e alimentato in modo da recuperare le gravi condizioni di denutrizione.
Lya Battle, resposabile del rifugio, ha raccontato che Cala appariva come uno dei quei cani al quale era stata derubata la dignità. “Era come se il suo animo fosse stato spezzato e aspettasse unicamente la fine di quell’incubo”. Ricorda la Battle.
Il cane aveva diverse ferite sul corpo e sul collo, provocate dalla catena. Grazie alle attenzioni e alle cure dei volontari, lentamente Cala ha recuperato le sue forze, fino a ritrovare il suo carattere allegro, vedendo una speranza nella vita.
Il giovane pit bull è stato adotatto e vive in una nuova famiglia circondato dall’affetto dei padroni, condividendo le sue giornate con altri suoi simili.
“Dopo anni di abbandono, di torture e di sopprusi, Cala è felice, forte, anche se un po’ testardo e viziato dalla sua nuova famiglia”.
Una storia a lieto fine meritata per questa povera creatura. Per i volontari che continuano a salvare animali in pericolo e bisognosi, la storia di Cala è una storia di speranza. La gioia di questo cane che sembra essere tornato un cucciolo, dona la forza ai volontari che lo hanno salvato. Grazie alla loro opera, molti esemplari, dopo anni di maltrattamenti, negligenza o di abbandoni, possono infatti ricevere le attenzioni e l’affetto negato.
C.D.
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