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Come i campi elettromagnetici interagiscono sugli animali: la natura è in pericolo?

Le interazioni dei campi elettromagnetici con gli animali

Uccelli migratori: le rondini (Foto fonte iStock)

In piena pandemia da coronavirus, sono esplose numerose polemiche in rete riguardanti alcune notizie che mettevano in relazione la diffusione del virus con l’installazione e l’attivazione del 5G in tutto il mondo. Immediata la crociata in rete, tra botte e risposte, smentite, creando il solito calderone per cui tutto va a finire nel dimenticatoio. Tuttavia, questa polemica alimenta non pochi interrogativi e riporta in primo piano alcuni studi sul tema degli “effetti dei campi elettromagnetici”.

Di che cosa si tratta

Torniamo indietro nel tempo. L’unità di misura del campo magnetico (T) prende il nome dallo scienziato di origine croata Nikola Tesla che nei primi del Novecento si occupò di elettricità e campi magnetici. Per definizione, il campo magnetico è un campo di forza che in fisica risiede nella regione di spazio attorno ad un oggetto nella quale si manifestano forze su altri oggetti della stessa natura della sorgente.

In base alla descrizione fornita dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Fisica applicata, viene specificato che “il campo magnetico prodotto da una corrente continua è costante nel tempo e si dice campo magnetostatico; il campo magnetico prodotto da una corrente alternata (come quella dell’impianto domestico) varia sinusoidalmente nel tempo e si dice campo magnetico alternato; la frequenza del campo si misura in hertz (Hz) indica quante volte la sinusoide si ripete ogni secondo”. L’intensità di un campo magnetico oscillante si esprime attraverso il suo valore efficace. Il campo magnetico a 50 Hz è emesso dagli impianti, dai sistemi e dagli apparati connessi con la produzione, la trasmissione, la distribuzione e l’utilizzo dell’energia elettrica. Ci sono diverse sorgenti di campo magnetico a bassissima frequenza come centrali di produzione e stazioni di trasformazione dell’energia elettrica, cabine e quadri di distribuzione stradali, impianti di illuminazione pubblica e nelle case, elettrodomestici ed altri apparecchi elettrici di uso comune, macchine da ufficio e l’impianto elettrico.

“La grande diffidenza che si riscontra nell’opinione pubblica nei confronti delle sorgenti di campo magnetico a bassissima frequenza nasce soprattutto dal notevole divario che esiste tra le prescrizioni degli standard di sicurezza, che ammettono esposizioni continuative fino a livelli di centinaia di microtesla, e le risultanze degli studi epidemiologici, dai quali emerge una possibile correlazione tra esposizioni croniche anche a bassi livelli (superiori ad una soglia indicativa di circa 0,4 µT) e rischio di insorgenza di leucemia infantile. Non è possibile escludere né affermare con certezza che l’esposizione prolungata al campo magnetico a bassissima frequenza possa avere gravi conseguenze per la salute umana”, scrive l’Istituto.

“Questi problemi sono indagati con tecniche di tipo epidemiologico, grazie alle quali si ha una idea dei livelli eventualmente responsabili di queste patologie, ma non si è raggiunto un corpo di conoscenze sufficientemente consolidato da poter servire come base per una revisione degli standard di sicurezza.  Su un piano più generale, le norme di sicurezza puntano anche a proteggere dal rischio di subire un danno”.

Magnetismo terrestre

Uno stormo di uccelli migratori disposti a V in volo (Foto Pixabay)

E’ stato dimostrato la relazione tra l’elettricità, il magnetismo e la vita organica. Ad esempio, il campo geo-magnetico della Terra) è usato da molti animali sia mammiferi come mucche, cani, gatti, che insetti, rettili, tartarughe, alcuni uccelli e molti pesci e specie marine per orientarsi nelle migrazioni sia nell’attività predatoria come nella caccia o in altri movimenti. Anche l’uomo usa il magnetismo circostante per alcune funzioni percettive. Gli stessi organismi generano un campo magnetico non a caso molte analisi quali elettrocardiogramma sfruttano le attività elettromagnetiche degli organi.

Questo fa si che l’elettromagnetismo sia alla base della vita. Ogni essere vivente, piante, animale e organismi ha un campo elettromagnetico, irradiano una frequenza.

Animali sensibili all’elettromagnetismo

(screenshot Youtube)

Diversi studi hanno ormai accertato che gli animali sono sensibili alle frequenze e all’intensità delle onde sonore ed elettromagnetiche. Riescono ad esempio a percepire onde sonore in maniera molto più intensa rispetto all’uomo e le loro frequenze. La falena Notturna ad esempio capta suoni di 240.000 hertz, una frequenza 10 volte più alta degli esseri umani mentre gli elefanti arrivano a sentire frequenze molto basse, di 1 Hertz, che gli esseri umani percepiscono unicamente come una debole vibrazione molto lenta.

Recenti ricerche hanno evidenziato che questo consente agli animali di percepire anche frequenze elettromagnetiche che preannunciano i terremoti. Molte specie palesano comportamenti anomali quali irrequietezza e altre forme di malessere.

Secondo i ricercatori, molte frequenze elettromagnetiche sono localizzate al di sotto dei 10 Hz, e vi sarebbe una frequenza collocata tra gli 8 Hz e i 4 Hz che può innescare fenomeni particolari nei confronti degli animali. Ma non solo. Avrebbe un’influenza su molti organismi viventi come sul cervello di piccoli roditori. Prima di un sisma ad esempio ci sono dei picchi attorno agli 8 Hz fino ad alcuni milliHertz (mHz). La gamma di frequenze può giungere sino ai 100 Hz, ed arrivare ovunque sul nostro pianeta perché in grado di permeare completamente la Terra. Alcuni studi hanno correlato fenomeni psicologici e fisiologici nell’uomo e negli animali ad alcuni grandi sismi, proprio nello stesso momento, o poco prima che alcune emissioni ELF Campi elettrici e magnetici a frequenze estremamente basse (emissioni sui 50-60 Hz fino ai 300 Hz) che preavvisano il sisma.

Api e campo elettrico

Api su un fiore. (Foto Pexels)

E’ stato dimostrato che le api riescono a orientarsi grazie a cristalli di ferro magnetico che presentano sul ventre con i quali cambiamenti dei campi magnetici sulla Terra. Inoltre, una squadra di ricercatori della University of Bristol pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha misurato le vibrazioni di antenne e peli degli insetti, evidenziando che sono suscettibili a campi elettrici esterni. I peli sottili che ricoprono il loro corpo vibrano a frequenze diverse a seconda del campo elettrico che avvertono. Secondo i ricercatori, questo permette ad api e calabroni di “comunicare” con i fiori, interpretando i segnali elettrici emessi da questi ultimi per capire quando è il momento migliore per posarvisi. Un fenomeno denominato elettrorecezione ovvero la capacità biologica di percepire stimoli elettrici naturali.

“È molto interessante scoprire che i peli delle api ‘danzano’ in risposta agli stimoli elettrici. Diverse specie di insetti hanno peli simili a questi, il che ci fa pensare che ci siano altri animali ugualmente sensibili a piccoli campi elettrici”, dichiara Gregory Sutton, della School of Biological Sciences alla University of Bristol, coordinatore dell’équipe.

Animali marini sensibili al campo elettrico

Lo squalo: un predatore ma non un pericolo per gli umani (Foto Pixabay)

Anche gli animali marini hanno le stesse abilità come gli squali che hanno recettori in grado di rivelare fluttuazioni nel campo elettrico sottomarino.

Molti mammiferi marini sono dotati di un sistema di ecolocalizzazione, con il quale interagiscono con l’ambiente circostante, così come i pipistrelli. Emettono onde sonore che colpiscono un oggetto tornano indietro. Vengono poi captate da dei sensori grazie ai quali l’animale ricostruisce l’immagine.

Pipistrelli

Pipistrelli (Foto Pixabay)

Diversi studi hanno preso in esame il sistema visivo dei pipistrelli, abili a sfruttare la notte per predare. Sfruttano il loro udito estremamente sviluppato. Il sistema studiato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv, ha evidenziato che i pipistrelli integrano il proprio sistema di ecolocalizzazione con il sistema visivo. Ovvero emettono suoni rapidi ad alta frequenza e cogliendo quando il suono rimbalza su un oggetto, realizzando in tal modo un’immagine visiva.

Uccelli e campi elettromagnetici

uccellino sul ramo (Foto Pixabay)

Secondo gli studi più recenti, sulla capacità degli uccelli migratori di orientarsi sulle grandi distanze permettendo loro di sentire il campo magnetico terrestre, è emerso che gli uccelli sono sensibili ai campi elettromagnetici grazie al rapporto e alle reazioni di due mollecole, superossido e il criptocromo. Il superossido è un potente radicale libero, responsabile dell’invecchiamento, usato dai fagociti del sistema immunitario per distruggere i patogeni che hanno fagocitato. Mentre il crioptocromo è un recettore sensibile alla luce blu che si trova nelle piante e nell’occhio degli uccelli e di altri animali. Klaus Schulten, principale autore dello studio, condotto nel 2000, ha ipotizzato che questa proteina era coinvolta nella sensibilità geomagnetica degli uccelli, scoprendo che i campi magnetici possono influenzare le reazioni chimiche se queste avvengono abbastanza rapidamente. “Queste reazioni coinvolgono il trasferimento di elettroni, alterandone gli spin. A loro volta questi spin si comportano come una sorta di bussola assiale”, affermò Schulten.

Batteri viaggiano attraverso l’elettricità

In un articolo del 2006, di Focus.it, venne presentata una nuova ipotesi, sviluppata da Tom Dehel, ingegnere dell’aviazione statunitense, il quale ha sostenuto che “quando i microrganismi si trovano nei pressi di un campo magnetico si possono caricare elettricamente e di conseguenza spingersi verso l’alto, mentre la forza di gravità porta i loro piccolissimi corpi verso il basso”. Ovvero, secondo Dehel, i batteri sarebbero in equilibrio sopra l’atmosfera, sopravvivendo anche in condizioni estreme. Lo spostamento nello spazio averebbe attraverso la spinta elettromagnetica, che si genera attraverso campi magnetici creati da alcuni fenomeni atmosferici come aurore o i temporali e che potrebbero far viaggiare i batteri.

Come agiscono le frequenze

Stormi di uccelli in movimento (Foto Ornitographies Xavi Bou)

Il dipartimento di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità epicentro.iss ha pubblicato uno studio sugli “Effetti sanitari: tra studi epidemiologici e medici” legati alle onde elettromagnetiche.

Secondo quanto viene sottolineato “le onde elettromagnetiche di differenti frequenze interagiscono in diversi modi con i sistemi biologici, come piante, animali o esseri umani. Gli effetti biologici, strettamente dipendenti dalla frequenza, variano a seconda del parametro preso in considerazione e del bersaglio. In particolare gli studi distinguono tra effetti termici, dove il bersaglio è l’intero corpo o un singolo organo e il parametro studiato è la potenza assorbita per unità di massa, ed effetti specifici, quelli che si studiano a livello cellulare o molecolare“.

Laddove “i meccanismi riguardanti gli effetti termici sono stati ampiamente compresi, i fenomeni relativi agli effetti specifici non sono ancora completamente chiariti”, sottolinea lo studio, affermando che “non è quindi tuttora possibile, secondo la OMS, definire con certezza tutti i possibili effetti biologici dei campi elettromagnetici”. Negli ultimi anni le ipotesi sull’effettiva tuttavia, viene sempre più scartata la possibilità di sviluppare una patologia in seguito a un’esposizione a campo RF (radiofrequenza).

Tuttavia, è stato confermato che “l’esposizione a campi RF può causare riscaldamento o indurre correnti elettriche nei tessuti corporei. Il riscaldamento costituisce la principale interazione dei campi RF ad alta frequenza al di sopra di circa 1 MHz. Al di sotto di questa soglia, l’azione dominante dell’esposizione a RF è l’induzione di correnti elettriche nel corpo”.

Essendoci una “correlazione tra effetto biologico e frequenza dell’emissione” l’istituto ha pertanto evidenziato la necessità di fare una distinzione tra campi elettrici e magnetici a frequenze estremamente basse (ELF – emissioni sui 50-60 Hz fino ai 300 Hz) e gli altri campi RF i cui effetti si possono classificare a loro volta in tre sottocategorie a seconda del livello di esposizione. Sono stati effettuati studi sulla correlazione tra la frequenza del campo elettromagnetico e l’entità dell’effetto subito, che si manifesta solo al di sopra di una certa frequenza. Scrive l’Istituto.

L’istituto riferisce di tre situazioni determinate da una diversa frequenza: al di sotto di 1 MHz non producono un riscaldamento significativo ma inducono piuttosto correnti e campi elettrici nei tessuti. Tra 1 MHz e 10 GHz: penetrano nei tessuti esposti e producono calore a seguito dell’assorbimento di energia in questi tessuti. La profondità di penetrazione dipende dalla frequenza del campo ed è maggiore alle frequenze più basse. Infine, i campi superiori a 10 GHz sono assorbiti dalla superficie della pelle, e pochissima energia penetra nei tessuti sottostanti. Perché ci siano danni come ustioni o cataratte oculari, ci vuole un’esposizione a livelli simili a quelli che si hanno nelle immediate vicinanze di un radar di potenza (la normativa impedisce la presenza dell’uomo in queste aree) ma che non si riscontrano nella vita quotidiana.

Lo stesso istituto sottolinea che “un problema è quello dello studio degli effetti di una esposizione cronica a basso livello di radiazione. Data la dipendenza degli effetti dalla frequenza della radiazione, non è possibile infatti estrapolare in questo caso i risultati degli studi effettuati con le basse radiazioni”.

L’Oms ha specificato che “i risultati più recenti indicano che gli effetti dell’esposizione sono minimi e comunque non inducono gravi patologie. Sarebbe escluso il cancro dalle emissioni dai telefoni cellulari e dalle stazioni radio base, laddove sono stati rilevati “cambiamenti nell’attività cerebrale, nei tempi di reazione e nell’andamento del sonno. Questi effetti sono minimi e non sembrano avere alcun impatto sanitario significativo”. E’ stato inoltre specificato che “l’interferenza elettromagnetica: quando i telefoni cellulari sono utilizzati in prossimità di dispositivi medicali (tra cui pacemaker, defibrillatori impiantabili e certi apparecchi acustici) è possibile che si provochino interferenze”.

5G un pericolo per gli animali e non solo?

I furetti

Nonostante le rassicurazioni per cui il 5G non avrebbe effetti sugli organismi viventi e sugli animali, molti scienziati la pensano diversamente.

Il nuovo sistema di comunicazione del cosiddetto internet delle cose, che prevede la connessione di infrastrutture, reti fisiche, automobili, elettrodomestici e molto altro acconsentirà di controllare qualsiasi apparecchio connesso da remoto e di fare interagire gli oggetti tra loro, senza l’intervento umano, portando ad una vera e propria rivoluzione nella storia umana.

Il 5G  è partito nelle città di Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli ed è previsa la copertura di tutto il territorio italiano, nonostante le petizioni, le proteste e il fatto che molti comuni hanno vietato la sperimentazione del 5G.

I sistemi che sono stati usati fino ad oggi da 2, 3 e 4G hanno utilizzato frequenze radio da 0,3 fino a 3 GHz. Secondo quanto viene ricordato in un’interrogazione parlamentare presentata al Ministero della Salute, l’11 marzo 2020, il nuovo sistema 5G prevede di lavorare a frequenza tra i 0,7 e i 26 GHz, con onde più vicine agli infrarossi e alle radiazioni ionizzanti.

Nuovo Saline Onlus, associazione culturale tecnico-scientifica con sede a Montesilvano (Pescara), ha condotto un esperimento in laboratorio sugli insetti, irradiati alle frequenze del 5G che è stato presentato il 25 Gennaio 2020 nell’ambito della Giornata Mondiale Stop 5G promossa con l’Alleanza Italiana Stop 5G.

Milillo Gianluca, chimico bromatologico, presidente della Onlus pescarese ha presentato i parziali primi risultati per cui sono stati registrati comportamenti anomali negli insetti che hanno smesso di riprodursi.

“Abbiamo notato nell’immediato cambiamento comportamentale contrario alla loro etologia. Sono animali che scappano dalla luce. La loro è una forma di difesa in anni di evoluzione. Quando vengono immersi in queste frequenze perdono questa abitudine come conseguenza di un tipo di innervosimento. Questo li esponi a predatori oppure a cambiare ambiente. Hanno smesso di riprodursi, cambiato abitudini alimentari. Questo significa che se su un soggetto provochiamo queste reazioni, significa che creiamo un interruzione nella catena ecologica e le ripercussioni vanno a cadere sull’intero sciibile biologico”, dichiara Milillo.

Scarafaggi (Foto Pixabay)

“L’aspetto inquietante è che abbiamo scelto una delle specie di insetti più resistenti in natura e abbiamo utilizzato una piccola antenna di pochi centimetri e una carica elettrica molto ridotta. Se riesce un’antenna di queste dimensioni a generare dei cambiamenti comportamentali così drastici in una specie così resistente, un’antenna di 30 mt e una potenza di watt molto superiore non possiamo sapere che cosa può generare- conclude Milillo- ma sarebbe sicuramente esponenziale in termini negativi determinanti su quello che possono essere funzioni biologiche anche di altre categorie animali”.

Nonostante le rassicurazione, il tema continua ad essere delicato e sono numerose le preoccupazioni sulle ripercussioni sul mondo animale, il regno delle piante e altri organismi presenti sulla terra. Al momento, laddove i ricercatori sostengono di non aver rilevato gravi conseguenze a breve esposizione, nessuno è in grado di spiegare se vi potrebbero essere conseguenze dopo una lunga esposizione a 5G.
Per smentire questi rischi, tacciandoli delle ennesime “bufale” in un’intervista rilasciata a Palermo Today, Ilenia Tinnirello, docente di Reti radiomobili alla facoltà di Ingegneria elettronica dell’Università di Palermo, ha confermato che  “si tratta di una banda radio che finora non è mai stata utilizzata e che è molto alta rispetto a quella delle reti cellulari. Ma sappiamo che più aumenta la frequenza e più i fenomeni di propagazione sono direttivi e ci sono quindi minori dispersioni”. Ammettendo più avanti che “sono stati compiuti diversi studi, ma non esistono risultati conclamati e infatti un’esposizione prolungata ad onde elettromagnetiche a potenza elevata è definita ‘probabilmente cancerogena’. Nel 2018, una ricerca ha dimostrato che topolini maschi esposti a segnali generati da stazioni 2G e 3G avevano una probabilità maggiore di sviluppare tumori al cuore, per esempio, ma l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro classifica queste esposizioni come possibili fattori di rischio”, rassicurando che “in Italia, comunque, abbiamo la legge più restrittiva a livello europeo sulla potenza totale che può essere utilizzata”.

Lo sapevate che…

Un fisico di nome Barrie Trower ha rilasciato una recente intervista nella quale spiega quali siano i rischi collegati al 5G. Esperto in armi microonde, ha lavorato negli anni Cinquanta per la Royal Navy e ha collaborato con i servizi segreti britannici. Lo stesso Trower ha dichiarato di aver lui stesso creato delle armi non convenzionali, catalogando ben 75 frequenze in grado d’indurre delle reazioni su qualsiasi organismo vivente, arrivando ad affermare che oggi giorno, vi sarebbero ben 750 frequenze individuate che possono provocare determinati effetti: provocare danni neurologici, cali depressivi, indurre patologie fino anche a stimolare malattie o batteri. Tali armi non convenzionali sono state al centro di diverse interrogazioni all’Onu. Fin dal 2002 molto paesi hanno chiesto che fossero controllate, così come la non proliferazione delle armi nucleari. Queste armi chiamate “ad energia diretta” secondo la loro definizione ufficiale raggruppano “una serie di dispositivi capaci di indirizzare sui bersagli, in modo molto preciso ed efficace, svariate forme di energia diretta. Questi dispositivi inviano sul bersaglio radiazioni elettromagnetiche, od onde acustiche o plasma  ad elevata energia”.

Le “armi a microonde” sarebbero state sviluppate fin dagli anni 50 e studiate dai russi e dagli americani. Lo sviluppo di queste armi mirava a studiare i mutamenti psicofisiologici e metodologici, nonché le alterazioni cerebrali derivanti dall’esposizione a frequenze di radiazioni elettromagnetiche (ELF), rilevandone gli effetti fisiologici. Il sistema Active Denial System (ADS) emana un fascio di radiazioni elettromagnetiche nella forma di onde millimetriche ad alta frequenza (95 GHz, lunghezza d’onda di 3,2 mm), che penetrando nel corpo umano, eccitano le molecole d’acqua e di grasso scaldandole e provocando un dolore che aumenta mano a mano che aumenta la temperatura.

Il marcosblgo61, riferisce in un approfondimento sul tema nel 2014, di uno studio pubblicato nel 1972 dall’U.S. Army Mobility Analisi delle Microonde quali possibili Armi di Sbarramento. Ovvero era possibile immobilizzare completamente il personale nemico che si trova allo scoperto ma anche rallentare o immobilizzare il personale militare all’interno dei veicoli. Tanto che lo stesso esercito USA durante la prima guerra del Golfo posizionò potenti sistemi di amplificazione in pieno deserto dai quali non usciva alcun suono. Secondo le indiscrezioni “molti veterani reduci del conflitto soffrono tuttora dei sintomi causati all’esposizione di radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti: dolori ai denti, alle mascelle e alle giunture, stanchezza cronica, malattie della pelle, sistema immunitario distrutto ecc”.

Uno studio del 2018, intitolato Neurological Manifestations Among US Government Personnel Reporting Directional Audible and Sensory Phenomena in Havana, Cuba pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the American Medical Association e condotto da medici dell’Università della Pennsylvania ha preso in esame un caso singolare registrato a Cuba nel 2016 dove alcuni abitanti “dopo aver udito strani suoni e vibrazioni nelle loro abitazioni e stanze d’albergo hanno iniziato a manifestare vari sintomi neurologici, tra cui vertigini, nausea, disturbi del sonno e perdita dell’udito”. Ben 21 persone furono prese in cura e i medici non trovarono spiegazioni. Douglas Smith, principale autore dello studio, ha commentato che era “una commozione cerebrale senza che ci sia stata una commozione cerebrale”. Smith rilasciò una successiva dichiarazione al New York Times, ammettendo di sospettare che “i diplomatici avevano subito un attacco con delle armi non convenzionali, le armi a microonde”.

 

Di sicuro, queste tecnologie mettano a repentaglio la vita di qualsiasi essere vivente, del pianeta e gli animali ancora una volta vittime innocenti, meritano di essere tutelate. Lo stesso Noam Chomsky, di fronte alla pandemia ha commentato che ““Il coronavirus è grave e non va sottovalutato ma bisogna ricordare che ci sono due minacce molto più grandi, peggiori di qualsiasi altro orrore della storia dell’umanità. La prima è la minaccia di una guerra nucleare e l’altra del riscaldamento globale. Il coronavirus è orribile può avere conseguenze terrificanti, ma ci sarà una ripresa. Mentre se le altre due minacce non saranno fermate, è finita”.

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Carlotta Degl’Innocenti

lotta75

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