Dopo quasi trent’anni di impegno di ricercatori, tecnici dei parchi, associazioni e comunità locali la sottospecie endemica per l’Italia conta 3 mila unità. La storia del camoscio appenninico.
E’ una storia lunga che parte da fine luglio del 1991, quando un gruppo di ambientalisti abruzzesi e di cittadini iniziano un percorso per salvare dall’estinzione il camoscio appenninico, e arriva ai giorni nostri con una vittoria. L’obiettivo di queste volenterose persone era quello di ripopolare le montagne appenniniche oltre i 2000 metri d’altitudine con almeno 2 mila camosci. Una sfida importate soprattutto se si pensa che quasi un secolo fa gli esemplari in vita erano circa 30 mila e a metà 1991 invece erano a rischio estinzione. Obiettivo raggiunto? Sicuramente sì; mancano i dati definitivi dei censimenti estivi ma Legambiente ha anticipato che la popolazione ha sicuramente superato le 3 mila unità.
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Esultare sì, ma non abbassare la guardia. E’ questo l’imperativo di Legambiente che al conseguimento di questo importantissimo risultato si è detta contraria al taglio del Parco regionale del Sirente Velino, dov’è collocata una delle popolazioni di camoscio, che mira a far spazio a infrastrutture sciistiche e di cementificazione delle montagne. Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette e Biodiversità, ha dichiarato: “Chiediamo al Governo di impugnare la decisione di tagliare di 8 mila ettari il perimetro del Parco. Questa decisione mette a repentaglio uno dei progetti conservazionistici di maggiore successo per il nostro Paese e non trova nessuna giustificazione tecnica. Aver salvato questo animale del rischio estinzione è indubbiamente un merito che va ascritto all’impegno dei Parchi dell’Appennino centrale a cui hanno contribuito ricercatori, tecnici, comunità locali e Legambiente“.
Come anticipato il camoscio appenninico è una sottospecie endemica per il Bel Paese, si tratta quindi di un animale che si trova solo in Italia, nell’Appennino centrale. Ogni anno il 29 luglio si celebra il Camoscio Day; in questo giorno Legambiente ricorda con un evento la strategia che ha di fatto salvato dall’estinzione l’ungulato e sottolinea come questo metodo possa essere replicato per salvare altre specie animali.
L’Appennino centrale comprende Abruzzo, Majella, Gran Sasso, Sibillini e Sirente Velino.
S.C.
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