Cambogia vieta consumo carne di cane e introduce pesanti sanzioni. Riconosciuto il ruolo di animale da compagnia e non da reddito.
Il commercio della carne di cane è diffuso in molti paesi asiatici. Una tradizione culinaria popolare che negli ultimi anni è stata molto criticata tanto più nella misura in cui i cani destinati alla catena alimentare vengono allevati e nelle modalità del loro abbattimento. Trattandosi nella maggior parte dei paesi non solo occidentali di animali di affezione e non da reddito, le organizzazioni animaliste internazionali hanno condotto numerose campagne mirate a vietare questa usanza e a fare pressione sui governi affinché fosse introdotto un divieto al riguardo.
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Paesi con consumo di carne di cane
Emblematico in tal senso, il crudele quanto anacronistico Festival di Yulin, della carne di cane e di gatto che si tiene ogni anno nella località cinese. Ma non solo, esiste anche il Bok Nal in Corea del Sud e in molti paesi si svolgono festival e le ricorrenze di massacri di animali.
Nel Togo, in Africa, ad esempio, il consumo della carne di cane è un rituale di passaggio. Negli ultimi anni sono emerse numerose inchieste shock riguardanti il commercio dei cani destinati alla catena alimentare, che sia in Vietnam o in Indonesia o in India, nella provincia di Nagaland. In questo ambito, fece scalpore la dichiarazione del presidente della Corea del Nord, Kim Jong-un, il quale tenne un discorso a favore del consumo della carne di cane che definì un cibo superfood, ovvero altamente nutriente. Nel suo intervento, il dittatore si dimostrò senza scrupoli suggerendo addirittura di ammazzare i cani a bastonate per rendere la carne più saporita. Infatti, secondo le indiscrezioni, il presidente ricordò che la carne di cane aveva più vitamine di quella di tutti gli altri animali e che le modalità di uccisione, provocando la sofferenza all’animale, rendesse migliore la carne.
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Divieto in Cambogia
Sulla scia di molti paesi, tra i quali recentemente in India nello stato del Nagaland e in Corea del Sud grazie all’intervento della Humane Society International che ha fatto pressione sui governi, contribuendo e sostenendo molti allevamenti di carne di cane a riconvertire la loro attività, anche una provincia della Cambogia ha introdotto il divieto del consumo di carne di cane.
Le autorità di Siem Reap, sede delle antiche rovine di Angkor Wat hanno infatti riconosciuto il ruolo che riveste il cane nella vita dell’uomo, la sua fedeltà e il suo contributo come ad esempio i cani nell’esercito. Per questo, hanno affermato che non possono essere destinati al consumo alimentare.
Viene stimato che solo nella provincia ogni anno sono macellati circa tre milioni di cani per l’alimentazione. Siem Reap oltre ad essere una meta ambita, era anche uno snodo importante per il commercio della carne di cane. Tra i maggiori acquirenti, come ha dichiarato il Tea Kimsoth, direttore del dipartimento provinciale per l’Agricoltura, la domanda proveniva da sudcoreani, grandi consumatori di questa carne.
Con l’arrivo del turismo asiatico è aumentata la richiesta della carne di cane nella provincia cambogiana. Ha sostenuto Kimsoth spiegando che “a loro piace, è per questo che i ristoranti la servono. Ma noi ora la vietiamo”.
La scelta della Cambogia è anche mirata al turismo internazionale. In diverse occasioni, fu criticata la tradizione culinaria locale e intervennero diverse associazione animaliste tra le quali la Four Paws, che ha definito storico il divieto introdotto in Cambogia.
“Speriamo che Siem Reap faccia da modello per il resto del paese”, ha dichiarato Katherine Polak, responsabile della sezione animali randagi della Four Paws, auspicando che il divieto si estenda a tutta la Cambogia e che possa essere anche di modello per altri paesi asiatici.
C.D.