La caccia non ha un valore ambientale. Basta con l’ipocrisia
Per difendere la caccia, le associazioni di categoria e molte volte le stesse istituzioni sostengono il valore ambientale di questa attività ormai desueta. Ogni anno, durante la stagione venatoria vengono abbattuti migliaia di esemplari, senza contare il bracconaggio di specie protette o per le quali è vietata la caccia come i rapaci, specie migratorie o minacciate d’estinzione.
Ogni Regione in base al territorio di competenza e le specie selvatiche autoctone delinea un calendario venatorio per le specie cacciabili che possono variare di regione in regione. A volte, vengono delineate delle priorità in base alla sovrappopolazione di una specie supportate da tanto di studi scientifici per comprovare la necessità di abbattere un determinato quantitativo di esemplari per tutelare l’ecosistema.
Caccia selettiva
La caccia viene per tanto giustificata per il valore “ambientale” nel contenere le specie e per la biodiversità, mantenendo un equilibrio tra prede e predatori e in modo che lo stesso habitat sia preservato dalla sovrappopolazione di alcune specie. In tal senso, da un punto di vista normativo sono previste anche “battute di caccia selettive” mirate a sradicare una determinata specie, ritenuta invasiva.
Per partecipare a queste battute selettive, la stessa provincia di competenza rilascia delle licenze ai cacciatori interessati che saranno chiamati ad operare con la forestale. Ma non solo. In alcuni casi, come ad esempio per sradicare le cornacchie, viene anche concesso un “riconoscimento” economico in base al numero di esemplari uccisi.
Un sistema che viene giustificato dal valore ambientale, laddove si dovrebbe parlare di lobby economiche e di zoomafia.
In base al rapporto Zoomafie 2018, è stato evidenziato come il bracconaggio sia da collegare alle organizzazioni malavitose. “I sequestri di armi clandestine testimoniano il forte interesse della criminalità organizzata per alcune attività illegali contro la fauna selvatica. Recenti inchieste hanno accertato gli interessi di alcune `ndrine´ per la caccia di frodo e la vendita di fauna selvatica. Note le infiltrazioni, soprattutto a sud, di personaggi malavitosi nella cattura e vendita di cardellini e altri piccoli uccelli. In alcuni territori l’uccellagione e i traffici connessi o il bracconaggio organizzato sono sotto il controllo dei clan dominanti”. Viene scritto nel Rapporto Zoomafie 2018.
La caccia in Italia è regolata dalla legge-quadro dell’11 febbraio 1992, n. 157 e s.m.i., in materia di Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. La legge stabilisce che “la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale”. Ovvero la fauna selvatica è considerata patrimonio indisponibile, e nessuno ne può disporre liberamente.
La caccia non ha valore ambientale
Una recente delibera della Corte Costituzionale, depositata il 17 gennaio 2019, viene confermato che la caccia non ha un valore ambientale, chiarendo una volta per tutte che le Regioni possono ridurre il numero di specie cacciabili previsto dalla legge nazionale.
La Corte Costituzionale ha così riconosciuto legittima la decisione della Regione Piemonte che voleva rimuovere dal calendario venatorio sedici specie di animali selvatici.
La delibera ha pertanto affermato che rdurre le specie cacciabili non diminuisce il livelli minimo imposto dalle norme nazionali.
La LAV, assieme ad altre associazioni avevano fatto ricorso, costituendosi nel giudizio alla Corte Costituzionale, per sostenere la decisione della Regione Piemonte che venne attaccata dalle associazioni di cacciatori sostenute dal TAR Piemonte.
“Quella appena ottenuta si configura quindi come una nuova sentenza epocale che chiarisce anche dal punto di vista giuridico quello che sosteniamo da sempre: la caccia porta solo morte e sofferenza senza alcuna utilità e per questo motivo deve essere vietata”. Scrive in un comunicato la Lav, ribadendo che “alla caccia non deve essere riconosciuto alcun valore positivo dal punto di vista della tutela dell’ambiente e degli animali selvatici, con buona pace di coloro che ancora credono alla favola del cacciatore ambientalista”.
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C.D.
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