Su tutto il territorio della Provincia di Trento si potrà sparare a cinghiali di tutti i tipi e di tutte le età. Lo hanno disposto i politici locali.
Alcuni consiglieri della Provincia di Trento pongono favorevolmente l’accento sulla controversa decisione presa da parte del locale Comitato Faunistico di approvare la caccia al cinghiale. Si tratta di tre di loro, tali Giovanazzi, Tonina e Fasanelli, i quali in una nota congiunta affermano di apprendere “con soddisfazione che il suddetto Comitato Faunistico della provincia di Trento ha avallato una disciplina nuova atta a presiedere al controllo del cinghiale sul nostro territorio. Il tutto ha preso spunto da una proposta presentata dall’assessore Dallapiccola dopo la presentazione del ddl 183 in cui si tratta del tema delle modifiche della legge provinciale sulla caccia 1991, volta alla limitazione dell’espansione degli stessi cinghiali.
In parole povere, adesso i cacciatori potranno puntare i loro fucili e le loro doppiette su qualsiasi cinghiale che avrà la sfortuna di imbattersi in loro. E questo sull’intero territorio della provincia di Trento. Solitamente il Comitato Faunistico contempla alcune limitazioni ai quali coloro che praticano l’attività venatoria devono sottostare. Per esempio non è possibile aprire il fuoco ed impallinare gli esemplari molto giovani o le femmine con i loro cuccioli al seguito. Inutile dire che molte volte tali dettami vengono del tutto ignorati. Complice anche le difficoltà nel poter portare avanti una corretta operazione di monitoraggio. Purtroppo per i cinghiali però, nel loro caso non ci saranno limitazioni. Quando ci sarà il periodo della caccia, chiunque potrà far fuori qualsiasi esemplare di cinghiale, giovane o meno giovane che sia.
Negli ultimi anni l‘intera Regione Trentino Alto-Adige è finita nell’occhio del ciclone per alcune politiche contestate da svariate associazioni animaliste. E questo nei confronti di svariate specie selvatiche, oltre ai cinghiali. Dai lupi agli orsi fino a diversi esemplari di mammiferi selvatici ed uccelli. Ai politici locali si contesta il fatto di non tutelare ambiente ed animali e di svendersi agli interessi dei cacciatori. Ovviamente a causa di motivazioni di carattere economico, visto che si tratta di un business capace di generare un certo afflusso di soldi. Ma i motivi sono anche altri. Proprio in Trentino ad esempio la caccia viene praticata da un’alta percentuale di residenti. I quali risultano essere anche potenziali elettori. Ecco quindi che la politica trova terreno fertile per i propri interessi, a discapito dei diritti degli animali. Cosa denunciata più e più volte dagli animalisti.
A.P.
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