Prosegue la caccia ai delfini nella Baia di Taiji in Giappone (clicca qui) dove, sul posto, sono presenti i volontari di diverse associazioni animaliste, tra le quali la Sea Shepherd e la Dolphin Project di Richard O’Barry, che stanno cercando di documentare tutte le fasi delle catture.
La triste ricorrenza è mirata non solo alla caccia dei delfini a scopo alimentare, quanto alla cattura di esemplari destinati al settore dei parchi acquatici. Gli esemplari vengono bloccati al largo della costa e indirizzati in una baia dove restano bloccati da una rete. Nella baia avviene la selezione dei delfini, quelli da destinare all’alimentazione e all’intrattenimento. Le associazioni hanno riferito che, in questi giorni, è stato intercettato un gruppo di una cinquantina di delfini, condotto nella baia dai pescatori che hanno poi prelevato sedici delfini caricati in quattro barche e trasferiti in strutture di contenimento temporaneo.
Nella baia, secondo la Dolphin project, sarebbero rimasti dai 38 ai 42 esemplari, lasciati senza cibo e che potrebbero essere destinati al macello o ad ulteriori vendite. In ogni modo, può capitare che alcuni delfini più fortunati, potrebbero essere liberati. Ma le associazioni denunciano che anche in questo caso, i nuclei famigliari sarebbero comunque distrutti.
Secondo quanto ha appreso la Dolphin Project sarebbero stati ordinati 150 delfini per la cattività acquatica, mentre i pescatori hanno il permesso delle autorità di catturare fino a 1873 esemplari.
In concomitanza con questo ennesimo caso di crudeltà, la LAV e l’associazione Born Free Foundation hanno diffuso una ricerca condotta dal biologo marino Joan Gonzalvo che spiega perché non è accettabile tenere i delfini in cattività. La ricerca intitolata “Delfini in cattività? Cinque principali motivi per non tenerli in una vasca”, sottolinea che la vita naturale dei delfini non può essere replicata in cattività, evidenziando come i delfini sono animali intelligenti, con capacità cognitive e consapevolezza di sé. Inoltre, si tratta di una specie con una buona memoria e in grado di risolvere problemi complessi. Sono essere predatori che hanno bisogno di mobilità e che s’immergono a grandi profondità. Ecco perché la cattività limita la loro natura e come spiega Gonzalvo, non tiene conto dei loro bisogni fisici, fisiologici e comportamentali: “L’idea di tenere i delfini in cattività è contraria ai più elementari principi di umanità e compassione e, come tale, deve essere respinta. Dobbiamo perciò considerare inaccettabile mantenere i cetacei in cattività a scopo di esposizione. Esistono alternative ben più educative alle visite ai delfinari: non solo le attività di osservazione responsabile e controllata dei delfini, ma anche i sempre più diffusi programmi di citizen science, che offrono a cittadini o scienziati dilettanti l’opportuna di partecipare a progetti di ricerca e conservazione dei delfini, e di acquisire un’esperienza diretta in materia”.
Nel 2014 la LAV ha aderito alla coalizione europea DOLPHINARIA FREE EUROPE che intende promuovere un’Unione Europea (UE) libera dai delfinari, con lo scopo di abolire strutture con cetacei in cattività ai fini di intrattenimento e spettacolo.
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