Un provvedimento controverso della Provincia di Treviso apre all’abbattimento selettivo – ed alla caccia – di gazze e corvi: “Sono dannosi”.
In provincia di Treviso c’è da fare i conti con la massiccia presenza di alcune specie di volatili ritenute dannose. I pennuti incriminati sono nello specifico corvi e gazze ladre. Ai quali viene imputata la responsabilità nel rovinare le colture e l’agricoltura locale, oltre che a creare problemi alla fauna selvatica. Nel mirino ci sono anche delle sottospecie specifiche, ovvero le gazze pica pica e le cornacchie grigie. Ora la Provincia avrebbe addirittura predisposto un piano dislocato su tre anni, con decorrenza da metà 2017 e fino al 2020, nel quale si parla di ‘soppressione eutanasica’ per i volatiti in questione. Di questo sono state informate le varie riserve di caccia presenti nella Marca. Si stima che ogni anno andranno abbattute 150 cornacchie e 2500 gazze, da intrappolare eventualmente con delle apposite gabbie e da indurre alla morte tramite eutanasia.
I membri della polizia ittico-venatoria della provincia di Treviso, assieme ad alcuni cacciatori, potranno sparare nelle zone protette e predisposte al ripopolamento. Al minimo segnale di danno alle colture le doppiette potranno esplodere i loro colpi. La categoria dei cacciatori naturalmente appoggia in pieno questo provvedimento. Lo stesso è ritenuto “fondamentale per garantire l’equilibrio della fauna locale”. Gazze e cornacchie infatti vengono ritenute le principali responsabili della carenza di passeri, fagiani, fringuelli ed altre specie di uccelli, dal momento che hanno la tendenza a distruggere le loro nidiate.
Invece è del tutto contrario l’Enpa. La quale auspica sarcasticamente invece non un piano di controllo per i censimenti bensì uno per i cacciatori. E contesta i criteri con i quali i corvidi vengono definiti nocivi. “Non ci sono state le necessarie ricerche a carattere ambientale, etologico ed ecologico”, sostiene il presidente della sezione dell’Ente Nazionale Protezione Animali per la provincia di Treviso, Adriano De Stefano. “Qui si sceglie subito di imbracciare i fucili perché la cosa fa comodo a qualcuno. E lo stesso viene fatto anche con altre specie animali come lupi e volpi. La cui presenza è invece indispensabile per l’ecosistema locale”. I cacciatori già si sono resi responsabili di diverse atrocità. E nel vicino Trentino-Alto Adige con la stessa semplicità si è deciso di consentire ai fucili di scaricare i loro pallettoni contro una specie selvatica in particolare.
A.P.
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