Lo scorso 10 settembre, l’associazione Animalisti Italiani Onlus ha riportato un piccolo successo per ben 76 scimmie utilizzate nei laboratori del Cnr di Casaccia alle porte di Roma, fino al 2012. Questi dolci esemplari tra i quali 65 macachi e 11 uistitì non potevano essere liberati perché, durante la sperimentazione, erano stati contaminati da alcune malattie contagiose per l’uomo, tra cui l’herpes. Al termine di una lunga battaglia, con tanto di blitz, manifestazioni, presidi, esposti, Interrogazioni Parlamentari, denunce e diffide, finalmente queste scimmie potranno tornare a vivere, grazie alla perseveranza dell’associazione: “76 scimmie da sperimentazione sono salve: arriva il via libera alla rieducazione”, ha reso noto Animalisti Italiani Onlus, in una nota diffusa al termine di un incontro tra una delegazione degli Animalisti Italiani Onlus, rappresentata dal Presidente Walter Caporale e dal Consigliere direttivo romano Wladimiro Lembo, e il Consulente Scientifico Massimo Tettamanti, con i Dirigenti del Centro Nazionale Ricerche di Roma e dello stabulario.
“I Dirigenti del CNR hanno confermato la disponibilità a trasferire le scimmie in un Centro di Rieducazione, poiché queste non vengono utilizzate per esperimenti ormai da due anni, con i fondi pubblici bloccati dopo le polemiche”, ha spiegato il Presidente degli Animalisti Italiani, Walter Caporale, sottolineando che “è stato difficilissimo trovare un Centro di Rieducazione e di Riabilitazione per macachi malati e per altre decine di scimmie, già organizzate e divise in precisi gruppi sociali”.
“Abbiamo contattato tutte le Strutture presenti in Italia ed in Europa: ma la crisi economica, la mancanza di fondi, l’esubero di animali, la presenza di molte scimmie malate e contagiose per l’uomo, ha dissuaso tutti dall’accettare la possibilità di ospitare gli animali. Ora per fortuna, con la determinante collaborazione del prof. Massimo Tettamanti, sembra che ce l’abbiamo fatta”, ha aggiunto Caporale.
La sfida che dovrà ora affrontare l’associazione sarà quella delle lungaggini burocratiche e altri possibili ostacoli. Ma la speranza è che adesso questi animali potranno finalmente “trascorrere loro il resto dell’ esistenza in un modo che possa essere degno di chiamarsi vita”.
Tra i centri che erano in lizza vi era il Centro Recupero Animali Selvatici della Maremma di Semproniano, il Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica Monte Adone di Sasso Marconi, il Centro Recupero Animali Selvatici di Cuneo e il Parco Faunistico di Pian dell’Abatino di Poggio San Lorenzo.
Come ha scritto il Fattoquotidiano: “Gli esemplari del Cnr erano stati sottoposti a sperimenti di vario genere e i macachi sono esemplari di quarta generazione che derivano da soggetti acquistati nel 1979-80 dalla Germania. L’ultimo progetto sui 65 macachi, autorizzato dal Ministero della Salute, si è concluso nel marzo del 2013: si trattava di uno studio di carattere immunologico dove gli animali alla fine non venivano soppressi”.
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