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Bullismo: coinvolgere i giovani a lavorare nei canili

Cane in canile

Coinvolgere i bulli nei lavori socialmente utili a cominciare dai canili

Una proposta spiazzante da parte di Lorenzo Croce, presidente dell’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (Aidaa). L’idea in realtà non è poi così “al di fuori della realtà” e coniuga due utilità mirate al recupero di giovani adolescenti definiti “bulli” perché incontenibili nel loro comportamento. La doppia soluzione risiede non solo nel coinvolgimento dei giovani in un lavoro socialmente utile ma al contempo li affianca al regno degli animali, portando a dei benefici in materia di pet therapy.

Bullismo: coinvolgere i giovani nei canili

Più che punire questi adolescenti, sospendendoli da scuola, il presidente Aidaa propone di “raddoppiare il loro impegno”.

“I bulli, quelli di cui abbiamo sentito parlare in questi giorni non sospendiamoli da scuola, ma raddoppiamo il loro impegno sia con la scuola che con dei lavori socialmente utili ma che facciano loro comprendere il significato di fare fatica”, sottolinea Croce.

“Mandiamoli per esempio a dare una mano a pulire i canili o i gattili comunali, o a pulire i parchi cittadini”.

E’ quanto ha dichiarato Croce, annunciando di aver inviato la proposta al ministro dell’Istruzione.

Un modo con il quale rendere i giovani responsabili, insegnando loro quanto nella vita, per ottenere un merito, siano in realtà necessari l’impegno e la fatica.

Per Croce, l’idea consiste non nel mettere i giovani a contatto diretto con gli animali, evitando in tal modo di esporre a rischi e pericoli sia gli stessi animali che i ragazzi.

Pet therapy per i bulli

Coinvolgere i giovani in lavori di fatica, come il tenere pulito i canili o la pulizia dei parchi cittadini. Attività che non solo portano i giovani a riflettere sul significato delle proprie azioni ma anche all’umiltà.

L’arroganza e la prepotenza scaturiscono non solo dalle emozioni adolescenziali per cui tutto è possibile. In una società d’immagine, nella quale contano solo l’apparire, i “like” o l’essere più forte senza fare uno sforzo, è facile far crescere le generazioni all’insegna della presunzione.

Giovani generazioni che non hanno sogni né tantomeno la cognizione di cosa significhi il “lavoro”, isolate e che comunicano solo attraverso un regno vituale. L’assenza di una comunicazione reale, di una socializzazione, stando a contatto con altre persone, confrontandosi, porta ad una carenza empatica.

In tal senso, il contatto con la natura, con gli animali e con la dedizione nel lavoro potrebbe portare a dei successi. Al contempo, i giovani non solo capiscono il senso della fatica per ottenere qualcosa, ma anche a sentirsi utili.

D’altronde, una recente sentenza che ha fatto discutere, ha condannato quattro giovani che hanno ucciso un cane a svolgere prestazioni sociali in un canile. In quella circostanza, si è trattato di un’ingiustizia. Nel caso dei cosidetti “bulli” potrebbe essere non una punizione, ma una soluzione per il loro disagio.

C.D.

lotta75

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