Non fanno che moltiplicarsi gli episodi di violenza perpetrati a danno di tanti animali indifesi e delle più svariate specie. Il tutto senza che ci siano poi delle conseguenze davvero importanti contro i responsabili di tali atrocità. E’ l’allarme lanciato ancora una volta dall’On. Michela Vittoria Brambilla, che in qualità di presidente di LIDAA fa sapere quanto sia importante evitare che fatti del genere passino sotto voce o peggio ancora “che vengano percepiti come la normalità”.
In una lettera rivolta ai tanti attivisti animalisti accorsi a Roma per rendere omaggio alla memoria dello sfortunato cane Angelo, la Brambilla scrive: “Chi compie malvagità contro gli animali merita il carcere, ed io mi batterò fino a quando tutto questo non diventerà realtà”.
“Il delitto compiuto contro Angelo è giustamente diventato un segno visibile a tutti, la vera pietra dello scandalo che denuncia l’inadeguatezza del sistema. Inadeguatezza, innanzitutto, di una giustizia che è colpevole a sua volta perché lenta a muoversi, o, peggio ancora, insensibile, quando si tratta di punire l’uccisione di un animale perpetrata con crudeltà”.
“La statua che inauguriamo non ricorda solo Angelo, ma anche Moro, il cane massacrato da due pastori che il Tribunale di Brescia ha assolto, anche Pilù, la cagnetta seviziata a Pescia, e tutti gli animali che si sono fiduciosamente affidati ad una mano assassina”.
“La politica non capisce, o fa finta di non capire, che gli animali vanno tutelati come esseri senzienti e che quindi dev’essere severamente punito, deve andare effettivamente in carcere e restarci per tutto il tempo necessario, chi maltratta e uccide, con crudeltà e senza necessità, i nostri fratelli più piccoli e senza voce”.
“Per mandare in galera chi ha torturato e ucciso Angelo a Sangineto, Pilù a Pescia, Moro a Breno, occorrerebbe che un Parlamento, paralizzato prima dall’attesa e poi dalle conseguenze del referendum, finalmente discutesse ed approvasse, per esempio, le modifiche al codice penale che ho proposto nel progetto di legge AC 3005, datato 1 aprile 2015”.
“Da quando è stato stampato e annunciato, quel progetto ha attirato solo la polvere, tra le altre carte della commissione Giustizia. Ed io non posso né metterlo all’ordine del giorno né tanto meno approvarlo da sola”. Resta l’impegno a portare avanti comunque questa battaglia, “fino al raggiungimento dell’obiettivo”.
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