Se questo è un uomo? Non hanno avuto pietà per un povero cervo che, a La Croix Saint-Ouen in Francia, braccato dai cacciatori, si era rifugiato nel giardino privato di una villetta a schiera in un quartiere residenziale. Durante una battuta di caccia, denuncia la fondazione animalista 30 Millions d’amis, l’esemplare era riuscito a scappare dai suoi assassini. Tuttavia, l’animale è stato abbattuto dai cacciatori, scortati dalla polizia locale, in quanto si sono avvalsi del “droit de suite”, ovvero il diritto di seguire la preda nella “caccia alla corsa”, ancora praticata e legale in Francia.
Alla luce di questo raccapricciante episodio, la fondazione animalista francese ha diffuso un video denuncia su quanto accaduto, raccogliendo anche altre testimonianze su episodi simili. Tra le vicende documentate, quelle di un cervo piombato all’interno di un casale. Dopo aver oltrepassato una porta finestra, ferendosi con i vetri, il povero animale, inseguito da una muta di cani è finito nella cucina della casa. Senza timore, i cani sono entrati dentro la casa, inseguendo il cervo e lo stesso il cacciatore che ha poi abbattuto l’animale nella cucina, con una lancia.
La fondazione 30 millions d’amis ha lanciato una petizione indirizzata al ministro francese dell’ambiente, Nicolas Hulot, sottolineando che nel XXI secolo questo tipo di caccia così crudele non è più tollerabile. “L’animale è inseguito fino allo stremo e può essere ucciso con armi biance. E’ evidente che gli animali braccati per delle ore subiscono un forte stress e una morte sanguinolente. Oggigiorno questa tradizione viene perpetrata da 450 squadre che si ostinano a tramandare questa crudeltà, abolita in molti paesi”, scrive la fondazione, evidenziando due articoli che si contraddicono nell’attuale codice in vigore sull’ambiente per cui secondo l’articolo L422-1 “non è ammessa la caccia in delle proprietà private se non con il consenso dei proprietari o degli aventi diritto sulla proprietà”. Tuttavia, vi è anche l’articolo L420-3 nel quale viene specificato che “uccidere o ferire un animale o gli abbai dei cani non costituisce un atto di caccia”.
Ovvero, denuncia la fondazione “braccare un animale in una proprietà privata è ammissibile”. E’ evidente che vi sia un’incoerenza nel codice.
C.D.
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