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Bocconi avvelenati, allarme a Lampedusa: “Stanno sparendo molti cani”

Bocconi avvelenati

I casi si moltiplicano: bocconi avvelenati e altre esche letali preparate con cura da individui insospettabili. Uno degli ultimi casi segnalati arrivava da Barletta, in Puglia, ma la situazione è simile in molte parti d’Italia e Lampedusa, l’isola a Sud della Sicilia, non fa eccezione. Diversi i casi segnalati, il primo quello di Faro, morto poche ore dopo il ritrovamento. Poi è toccato ad altri due cani. E ora si teme per Clarabella, della quale non si hanno notizie da una settimana.

Spiega Eletta Cirillo, un’amante degli animali, all’AdnKronos: “Siamo un gruppo di persone che da anni segue la situazione randagismo di Lampedusa. Purtroppo a periodi si ripresenta la brutta usanza delle esche avvelenate. Questa volta ne sono morti 3, anche se crediamo che le vittime siano molte di più. L’ultimo cane di cui non si hanno notizie è Clarabella”. Non si tratta di randagi, seppure i cani siano sprovvisti di microchip. Sono invece “vittime dell’abbandono da parte di proprietari ormai stufi”.

Nell’isola di Lampedusa, il fenomeno del “randagismo sull’isola è notevolmente diminuito grazie agli interventi di sterilizzazione dell’AsP di Palermo e alla nostra perseveranza”. Ma l’ultimo intervento era previsto a settembre ed è saltato per motivi che i volontari non conoscono. Anche ai primi di dicembre Eletta Cirillo aveva “segnalato la presenza del veleno nella zona” e “abbiamo denunciato la morte per presunto avvelenamento dei 3 cani di Punta Alaimo”.

Nessun veterinario sull’isola

Quindi aggiunge: “Ci aspettavamo che venisse seguito un iter più adeguato, autopsia e analisi del tipo di veleno, ma anche una segnalazione adeguata della zona come previsto dalla legge e non una sepoltura al volo. I cani senza vita sono rimasti lì per giorni solo ricoperti da calce. A nostro avviso non vengono applicate le dovute normative”. Il mancato intervento di un veterinario, viene spiegato, è stata la causa della morte di Faro. La situazione si sta aggravando: “Avevamo fatto grossi passi avanti adesso stiamo ripiombando nel nulla. Noi amanti dei cani siamo visti solo come rompiscatole e non sono state prese neanche posizioni di condanna per l’accaduto. Se si continua così la violenza sarà tollerata”.

Pietro Bartolo, il medico responsabile della Guardia medica, dà un’altra versione dei fatti e ritiene che forse “i cani hanno inghiottito le esche velenose sistemate per i topi”. L’Asp intanto fa un annuncio: “Presto nostri veterinari saranno sull’isola, come avviene periodicamente, per proseguire nelle attività di prevenzione del randagismo a Lampedusa: microchippatura e sterilizzazione e del randagismo felino a Linosa”.

GM

Gabriele

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