Birba e Olivia non potranno tornare a casa: già protagonista della vicenda del Lyssavirus qualche settimana addietro, dovranno attendere il rientro.
Di questi tempi parlare di virus, con il Covid-19 ancora in circolazione, è davvero una questione delicata. Un autentico mostro che ha segnato le vite di noi esseri umani, e non solo, per sempre. Non è ancora finito e già ci prepariamo a una “nuova normalità” che ancora viaggia tra l’ignoto e l’incertezza di quello che accadrà di qui in avanti. Nella pratica animale, però, ci sono tanti altri virus che, tutti i giorni, possono insinuarsi tra i nostri amici a quattro a zampe e recare qualche disturbo se non danno.
Uno di questi è il Lyssavirus, un genere di virus a singolo filamento di RNA. Molto conosciuto nella pratica animale, può, in alcuni casi, portate anche alla morte degli animali stessi. Per questo è sempre consigliabile un periodo di quarantena tra casa e posti adibiti per il trattamento di questo potente virus. La storia di oggi, che riprende le vicende di due nostre amiche già conosciute in tempi non sospetti, tira in causa proprio il Lyssavirus e un quarantena che, per qualcuno, tira un po’ troppo per lunghe. Una vicenda che, però, deve essere trattata nel minimo dettagli e con la giusta precisione in relazioni alle informazioni.
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Di questa storia, e cioè di Birba e Olivia, ne avevamo parlato qualche tempo addietro, quando tutto sembrava potesse terminare con un bel rientro a casa. Dopo poche settimane, però, è arrivata un’altra notizia. Entrambe, una una cagnolina e l’altra una gattina, dovranno rimanere sotto osservazione perché il virus potrebbe essere ancora letale.
La loro padroncina, la signora Elisabetta Di Benedetto, ci aveva sperato ed era sicura che il “sogno” di poterle avere a casa anzitempo, e di far finire loro la quarantena dentro l’abitazione di sempre, non fosse solo un sogno ma la pura realtà. Purtroppo non è così: Birba, la cagnolina, dovrà rimanere ancora nel canile della Cella, mentre Olivia, la gattina, sosterà ancora per un po’ nel gattile di Firenze.
A dare la “brutta”, ma forse in futura bella, notizia è proprio l’Asl Toscana Sud Est che ha preso “comandi” dal centro operativo nazionale: “Si ritiene che la cosa migliore da fare è trattenere ancora gli animali presso i rispettivi posti, perlomeno fino al periodo previsto dalla norma vigente. Siamo dispiaciuti per la signora che li voleva di nuovo a casa anzitempo, ma questa permanenza “forzata” potrà portare i suoi frutti in futuro prossimo. In questi casi ci vuole un grande senso del dovere e spirito di sacrificio”.
Davide Garritano
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