A scuola a cavallo: il nuovo servizio del Comune che solleva la polemica animalista
Non c’è essere più contraddittorio dell’uomo. Da una parte c’è chi sostiene la necessità di una decrescita felice per limitare i danni dell’inquinamento, dall’altra c’è chi è pronto a difendere qualsiasi posizione presa a priori senza rimettere in discussione alcuni principi presi, privi di una più profonda riflessione.
Il problema risiede forse nel non distinguere quello che è la morale dall’etica. La morale è un insieme di norme e di valori che guidano i comportamenti umani in una data società, in un’epoca precisa. Al contrario l’etica è la dottrina filosofica che, assegnando all’uomo uno statuto deontologico, riunisce determinati comportamenti distinguendoli in ingiusti, buoni, cattivi in base ad un modello “morale” universale al di sopra di una società o epoca storica.
Il principio è sicuramente la coerenza. In una società contemporanea, consumistica e per molti versi definita schizofrenica, dove tutto è lecito e possibile e i valori sono diventati una merce o uno slogan da marketing diventa difficile mantenere un pensiero coerente nelle proprie opinioni e azioni.
Ogni cosa può essere il suo contrario. Il caso registrato a Rouen è forse emblematico e paradigmatico. Un esempio di come l’incoerenza può a volte portare a delle contraddizioni con le quali trascinare un dibattito in una dimensione dell’assurdo.
Il Sindaco ambientalista di Vendargues nell’Herault, Jean-Michel Bérégovoy ha introdotto una norma con la quale ha creato un servizio denominato hippobus che prevede un servizio di scuolabus nel quartiere di Grieu tramite una carrozza trainata da un cavallo mediante l’ausilio di una batteria elettrica.
La norma ha scatenato l’ira degli animalisti che hanno aspramente criticato la scelta del Sindaco.
In sua difesa, Bérégovoy ha dichiarato “Non so più cosa dire. Mi preoccupo da sempre del benessere degli animali, mi sono opposto per esempio all’uso degli animali nel circo. Ma qui ci siamo informati, abbiamo fatto attenzione alla qualità e alla leggerezza dei finimenti, abbiamo pensato alla trazione assistita elettricamente, e al percorso dove c’è poco traffico”.
La protesta è partita da due abitanti di una cittadina Sotteville, animalisti e antispecisti, Manu Tritz e la sua compagna Stessy che hanno lanciato una petizione con la quale hanno raccolto nell’arco di pochi giorni 34mila firme.
Nella petizione viene specificato: “Comprendiamo e condividiamo la volontà di proporre un modello alternativo di trasporto per ridurre l’inquinamento, ma c’è un parametro che non è stato minimamente preso in conto: il benessere dell’animale”, si legge.
Per gli antispecisti si tratta di un mettere ancora una volta un animale al servizio dell’uomo, ovvero contribuire al suo sfruttamento e non al suo inserimento nella vita quotidiana.
Il Sindaco esasperato dalla polemica ha poi commentato che estremizzando determinati argomenti “finiremo per proibire anche i cani che aiutano i ciechi o quelli che soccorrono gli alpinisti travolti dalle valanghe?”.
A dire il vero, Bérégovoy non ha tutti i torti. Molti animalisti sono contrari allo sfruttamento dei cani ai servizi dei ciechi, al loro addestramento per la pet therapy per cui vengono snaturati e ridotti a meri oggetti.
Non a caso, sul tema è intervenuta anche una ricercatrice agronomica Jocelyne Porcher la quale ha evidenziato il rischio di alcune scelte che possono peggiorare l’esistenza di molte specie: “Gli animali sono stati addomesticati dall’uomo migliaia di anni fa, e lavorano per noi da sempre. Se aboliamo il loro lavoro, non saranno più redditizi e scompariranno. Come sta accadendo in Asia, dove la fine progressiva del lavoro degli elefanti sta provocando l’estinzione della specie”. Ha sottolineato la Porcher.
In realtà, si tratta di un tema delicato che porta alla luce molte contraddizioni. Se vogliamo tutelare i bambini e riportarli in una dimensione più naturale, cosa c’è di sbagliato in un sistema di hippobus con l’ausilio di una batteria elettrica per facilitare il lavoro dell’animale. Inoltre, molte razze equini sono state selezionate proprio per questa tipologia di lavoro. Ciò non significa per forza sfruttamento, bensì potrebbe essere pensato in un’ottica di collaborazione.
Sono lontani ormai i tempi di Rosso Malpelo del Verga che prendeva a calci l’asino usato nelle miniere nell’Ottocento. Gli animali hanno acquisito dei diritti e il loro benessere viene molto più tutelato oggigiorno.
La coerenza di una decrescita felice e di una scelta animalista non significa estremizzare. Al contrario, riportare i bambini al contatto con una realtà naturale così come gli asili e le scuole nel bosco è forse un’opzione che potrebbe contribuire a preservare le specie.
Inoltre, è giusto anche ricordare la natura stessa del cavallo. Un animale curioso che ama condividere esperienze. Al contrario, soffre la solitudine e la noia. Se la scelta animalista è quella di avere un cavallo, lasciandolo al pascolo senza mai interagire, anche questo è maltrattamento. L’isolamento sociale e l’inattività per un cavallo sono forse peggiori che il portare dei bambini a scuola.
In questo ottica perché non criticare gli Amish oppure i gitani che vivono con i Gypsy Vanner in Irlanda?
C.D.
Amoreaquattrozampe è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News. Se vuoi essere sempre aggiornato dalle nostre notizie SEGUICI QUI.
Una delle piaghe più sconvolgenti che ci affliggono e non ci fanno riposare bene sono…
Le piante natalizie pericolose per gli animali domestici: come proteggere i tuoi amici a quattro…
La vera storia del cane Balto, con il suo compagno Togo salvò una città intera.…