In Belgio, nel parco zoologico Mont Mosan, a Huy, nella provincia di Liegi, due leoni marini sono costretti a “tirare la corda” per il divertimento umano.
Quando l’essere umano capirà che l’animale non è un oggetto con cui poter giocare e divertirsi, forse (o quasi sicuramente), sarà troppo tardi. Ogni giorno siamo qui ad assistere e segnalare veri e proprio soprusi da parte di zoo o “parchi zoologici” che non fanno altro che maltrattare psicologicamente i nostri amici a quattro e più zampe. Maltrattamenti non solo psicologici, ma anche fisici. Vere e proprie torture giustificate dall’attrazione per il pubblico pagante.
E la notizia di oggi riprende esattamente questo tipo di scenario. Siamo in Belgio, nel parco zoologico Mont Mosan, a Huy, nella provincia di Liegi: due leoni marini costretti a “tirare la corda” per far applaudire il pubblico pagante. Un applauso amaro, pregno di ignoranza. Se solo si provasse un po’ di empatia per questi bellissimi esemplari, forse, si potrebbero capire le grandi sofferenze che “appaiono” in questi orrendi posti.
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Esiste ancora qualcuno, con tanti soldi alle spalle e non solo, con il coraggio di affermare che due leoni marini che trainano una barchetta con dentro dei bambini sia uno spettacolo e che non ci sia niente di male a metterlo in pratica. A dirlo il direttore dello stesso parco zoologico Jean-Marc Vanberg, che si difende affermando che: “Questa è una follia! Gli ultimi giorni sono stati orribili. Le persone non hanno limiti. Ho ricevuto messaggi di insulti, minacce di morte. Da anni offriamo questo intrattenimento e nessuno si è lamentato. I leoni marini non sono legati. Tirano la barca con una corda che prendono in bocca. È così che abbiamo insegnato loro a fare”.
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Aggiungere delle altre parole a queste incredibili dichiarazioni non servirebbe proprio a nulla. A pensarci, intanto, è stata l’organizzazione per i diritti degli animali C’est assez, che ha postato diverse immagini e video sia su Facebook che su Twitter
L’organizzazione si chiede come sia possibile acconsentire che qualcuno possa ancora fare dei soldi, “sporchi”, maltrattando questi poveri animali. Stessa domani che ci poniamo anche noi da tempo. Cosa ci sia di divertente a attraente in questi “spettacoli da gabbia” proprio non lo capiamo, ma continuiamo a “denunziare” i fatti, pronti a prendere le parti di questi esemplari che dovrebbero vivere, sempre, nel loro habitat naturale.
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