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La Lav torna in piazza per abolire la sperimentazione sugli animali
La Lav scende in 300 piazze in tutta Italia dal 26 al 27 ottobre 2019 per promuove la raccolta firme con la quale chiedere al governo di sostenere la ricerca alternativa senza sperimentazione sugli animali.
In questa occasione, sottolinea la Lav “saremo in più di 300 piazze d’Italia per chiedere al neo Ministro della Salute Roberto Speranza di confermare il divieto dei test su animali per le sostanze d’abuso, come alcol, nicotina, droghe, e per xenotrapianti”.
L’organizzazione animalista ricorda di aver avviato una collaborazione “con il Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Pavia-Laboratorio di analisi chimiche tossicologiche di Nutraceutici ed Alimenti, che ha recentemente messo a punto un nuovo modello cellulare multi organo avanzato, in grado di riprodurre il sistema gastrointestinale per studiare attività benefica o tossica, assorbimento e metabolizzazione di molecole”.
Uno dei progetti è quello di testare l’etanolo una delle sostanze d’abuso più comuni.
“Si tratta di un progetto importante e concreto, avviato da un gruppo di preparatissime giovani ricercatrici: ai cittadini offriamo la possibilità di contribuire a sostenere questa ricerca innovativa ed etica”, sottolinea la Lav.
Tra le richieste avanzate dalla Lav è quella di destinare almeno il 50% dei finanziamenti per la ricerca biomedica e sanitaria, a sostegno dei metodi di ricerca senza animali.
Lo slogan della campagna “Brindare per gli animali non è un piacere”, intende portare l’attenzione su quanti animali ancora oggi vengono sottoposti a trattamenti crudeli per il piacere futile dell’uomo. Test su sostanze quali alcol, nicotina o droghe fino agli xenotrapianti sono oggigiorno insostenibili.
“Brindare, per gli animali non è affatto un piacere. Gli animali, infatti, non reagiscono come noi ad alcol, nicotina e droghe, eppure si continua a sperimentare su di loro gli effetti di queste sostanze, sebbene gli effetti dannosi sull’uomo siano ben noti da tempo”, spiega la biologa Michela Kuan, responsabile LAV Ricerca senza animali
–> Sperimentazione animali, cosa non ci dicono sulla vivisezione: una parola scomoda…
La Kuan ha ricordato che “nel 2017 l’allora Ministra della Salute Lorenzin concesse di prorogare di 2 anni i termini contenuti nel Decreto legislativo n°26/2014 relativo “all’uso degli animali per fini scientifici”, che prevedeva dal 1° gennaio 2017 l’entrata in vigore dello stop ai test per le sostanze d’abuso e gli xenotrapianti di organi fra specie. Siamo convinti che la ricerca si alimenti con l’innovazione, condizione essenziale perché sia competitiva e utile. Il cambiamento passa anche attraverso le sfide scientifiche: il nostro Paese deve cogliere questa importante opportunità, senza concedere ulteriori proroghe”.
Molti paesi, come recentemente annunciato in India, si stanno orientando verso una ricerca alternativa senza l’uso degli animali.
–> India: primo grande paese a vietare test sugli animali
Purtroppo, in Italia, ricorda la Lav, “le sostanze d’abuso vengono ancora testate su topi e ratti, e quasi sempre senza anestesia, mentre per gli xenotrapianti si ricorre persino a suini e primati. All’estero, inoltre, gli studi sulle droghe sono condotti anche sulle scimmie (macachi, uistitì e babbuini)”.
“Lo sviluppo di modelli sperimentali non animali rappresenta l’unica via per riportare
l’Italia su piani competitivi a livello comunitario, evitare fughe di cervelli all’estero, o
che i giovani ricercatori affrontino contesti internazionali basandosi su ricerche su
animali vecchie di decenni e mai validate scientificamente “, ha dichiarato Gianluca
Felicetti, presidente LAV.
In base ai dati più recenti forniti dal Ministero della Salute, “nel 2017 sono stati
580.073 gli animali utilizzati a fini sperimentali. Topi e ratti sono i più numerosi, non
per ragioni scientifiche ma prevalentemente a causa del basso costo e della
semplicità di gestione. Ingiustificabile l’aumento dei cani, 639 nel 2017 mentre l’anno
precedente erano 486 (inclusi i riutilizzi), specie, il cui ricorso, prevede misure
fortemente restrittive. In aumento anche conigli, furetti, maiali, bovini, pesci,
cefalopodi e scimmie (già raddoppiate, salgono a 586)”.
Ma non solo. Nel 46% dei test, si tratta di procedure dolorose per gli animali. Inoltre, ricorda la Lav, sono aumentati “a 2.538 gli animali allevati per il solo mantenimento di
colonie geneticamente modificate. 1.598 gli animali ancora utilizzati a fini didattici”.
Dati sottostimati in quanto non tengono conto dell’utilizzo di animali già deceduti prima della sperimentazione.
Quello che indigna ancora una volta è che per “dei vizi umani come alcool e fumo, siano ancora testati su animali che, fino a prova contraria, non bevono né fumano e, pertanto, non potrebbero nemmeno abusare di queste sostanze”.
“Un approccio alla ricerca criticabile sul piano scientifico, e prima ancora, sul piano etico: basti pensare all’elevato grado di sofferenza che i test effettuati sugli animali comportano, con conseguenze spesso mortali”, prosegue la Lav, concludendo che “i cittadini hanno il diritto di sapere con quale efficacia viene impegnato il denaro dei contribuenti destinato a finanziare ricerche criticabili sul piano scientifico ed etico”.
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