Arriva il primo sì alla legge che prevede “il graduale superamento” della presenza di animali negli spettacoli circensi.
Da anni in corso, il dibattito morale sulla presenza degli animali negli spettacoli itineranti, forse giunge finalmente ad una conclusione: è un “sì” quello del Senato nei confronti di una Legge-delega di riordino del settore dello Spettacolo. Oltre cinquanta paesi in tutto il mondo hanno già eliminato la presenza degli animali nei loro spettacoli circensi, perché noi no?
E comprensibile capire perché un bambino riesca a gioire davanti alla maestosità degli elefanti, o si stupisce davanti la potenza dei leoni, il problema subentra quando “i grandi” chiudono gli occhi davanti quell’infelicità animale, nascosta abilmente sotto luci e paillettes, danze e piroette, e continuano a godersi lo spettacolo, di fatto, finanziando un abuso.
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C’è stata negli anni parecchia indifferenza verso le condizioni di vita degli animali circensi, ci si è goduto lo spettacolo, chiudendo gli occhi davanti allo sfruttamento, usando esseri viventi come mero intrattenimento serale. Fin dall’antica Roma questo tipo di intrattenimento ha ammaliato con il suo fascino, ma oggi non è che una pratica superata, ecco perché urge di essere rivoluzionata.
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Adesso c’è la voglia di mettere un punto a questo triste e arcaico capitolo del mondo dello spettacolo, e dopo il tentativo fallito del 2017, oggi, arriva il primo ok alla legge che impedirebbe l’uso di animali negli spettacoli itineranti. Non contando i nostri vicini Francesi e Greci, altri cinquanta paesi hanno indirizzato la propria arte dello spettacolo verso orizzonti che non prevedano l’uso di animali.
Per quale motivo, se il settanta percento degli italiani condanna l’uso degli animali nei circhi, le cose non sono cambiate fino ad oggi? La ragione è che nonostante ci sia un assenso generale quando si parla di mettere fine a questi abusi, i circhi, vengono guardati, e così finanziati. La legge promossa metterebbe un punto all’abitudine di ridicolizzare altri esseri viventi, senzienti, con una dignità, il diritto di una vita vissuta in natura, non tra gabbie urla e luci stroboscopiche. (Beatrice Croce)
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