Baleniere giapponesi in rotta verso l’Antartide per compiere una strage di balene

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By lotta75

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Baleniere giapponesi

Balenieri in rotta per l’Antartide con l’obbiettivo di uccidere 300 esemplari

Le baleniere giapponesi sono in viaggio per l’Oceano Antartico, per la nuova stagione di caccia alla balena.
Giorni fa, infatti, la flotta ha lasciato il porto di Shimonoseky e procede, spedita, verso le fredde acque dell’Antartico dove inizierà l’ennesima strage di giganti del mare. In nome della cosiddetta “Ricerca scientifica”, il governo giapponese, per raggirare la moratoria internazionale iin vigore dal 1986 che ha vietato la caccia alle balene, sostiene il nuovo massacro.

L’obiettivo della stagione mira a catturare 333 esemplari appartenenti alla specie di balenottere minori.

Navi di grosso tonnellaggio, con arpioni ed esplosivi, tra le quali, due celebri imbarcazioni, Yushin Maru e Nisshin Maru al centro di aspri battaglie epiche con gli attivisti dell’organizzazione animalista Sea Shepherd.

L’aspetto più drammatico è che la balenottera è una specie curiosa che si avvicina facilmente alle imbarcazioni e nuotando al loro fianco per lunghi tratti. Elemento che risulterà fatale.

Nella scorsa stagione sono stati uccisi altrettanti esemplari, tra i quali 122 femmine gravide, ricorda il theguardian.com

La Commissione per la conservazione delle risorse biologiche dell’Antartico non controlla la caccia alle balene nella regione. Nel 2014 la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che il Giappone doveva cancellare tutti i permessi di “caccia alla balena scientifica” nell’Oceano Antartico, ma il Giappone ha semplicemente rilasciato un nuovo permesso per l’uccisione di centinaia di balenottere dell’Antartico ogni anno fino al 2027.

Clare Perry, dell’Agenzia per i reati ambientali del Regno Unito ha ricordato che “Giappone, Islanda e Norvegia hanno ucciso almeno 38.539 grandi balene dal 1986”.

Gli esperti hanno poi voluto evidenziare come in realtà l’esistenza della specie sia vittima anche di altre minacce legate all’inqunamento dei mari da sostanze chimiche, plastica e dall’inquinamento sonoro ma anche dagli stessi cambiamenti climatici.

C.D.

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