Inciviltà, intolleranza, crudeltà. Vocaboli che appartengono ad un solo meta campo semantico: quello dell’ignoranza. Non ci sono altri termini per definire la cattiveria con la quale alcuni individui si accaniscono contro creature innocenti. La codardia delle loro azioni è avvalorata dal fatto che agiscono di nascosto, colpendo esseri viventi che non si possono difendere. Persone che non si espongono mai di prima persona, striscianti come il male. Anche chi è a conoscenza dei fatti e non denuncia è complice. Come recita lo stesso De André in “I cuccioli di maggio”, anche “se vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”. Restare indifferenti di fronte a casi di crudeltà è consentire ad un comportamento scorretto, dando un esempio sbagliato per le generazioni più giovani. Si tratta di perpetrare una mentalità senza una cultura della sensibilità, priva di empatia e di rispetto per la vita.
Fanno orrore le immagini condivise da un utente Angelo S. di Acri, in Calabria dove lo scorso 8 agosto sono stati avvelenati tre cani. Per miracolo, il giovane uomo è riuscito a salvare uno di loro. Con un post denuncia, condiviso su Facebook, è stato pubblicato anche il video che mostra le condizioni nelle quali è stato trovato il povero meticcio. Una tenera creatura, sofferente, barcollante che lottava per restare in vita. Solo guardando quelle immagini possiamo intuire e provare il dolore di quel cane.
Per gli altri due esemplari, si apprende che non c’è stato nulla da fare. Secondo quando ha scritto Angelo S. i cani sono morti “probabilmente per aver ingerito polpette con topicida o croccantini avvelenati”.
Amarezza e rabbia espressa dal testimone che denuncia “questa è la fotografia di un paese che non ama gli animali tanto da arrivare a uccidere il migliore amico dell’uomo”. L’uomo si è subito messo in contatto con altri volontari e i soccorsi, riuscendo a salvare la vita al terzo cane.
Dagli aggiornamenti riferiti da Angelo S., le condizioni del cagnolino sopravvissuto migliorano ogni giorno. Ma il dramma non si ferma e all’indomani del salvataggio sono rinvenuti altri cani morti avvelenati.
Un caso che solleva ancora una volta la solita domanda preceduta da un “Perché?”. Il Sud è di nuovo scenario di una crudeltà senza pari che purtroppo è diffusa ovunque anche in altre regioni. Un ennesimo caso che impone il tempestivo intervento delle istituzioni mirato a contenere il fenomeno del randagismo, sia attraverso campagne di sterilizzazione, di microchippatura, di investimenti in canili e in un monitoraggio del territorio.
C.D.
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