Il caso aveva sollevato un ampio dibattito nell’estate del 2016, all’indomani della tragedia che aveva colpito una famiglia residente a Villa Mascalucia, in provincia di Caserta. Al centro della dramma, due dogo argentini, tenuti come cani da guardia e che avevano aggredito, sbranandolo, il bambino di 18 mesi della coppia.
Immediatamente, le associazioni animaliste avevano chiesto di valutare il comportamento della madre che venne indagata per il reato di abbandono di minori, in quanto inizialmente, in base alle prime ricostruzioni dei fatti, era stato pensato che la madre avesse lasciato il bambino incustodito all’interno del cortile dell’abitazione con i cani sciolti. La donna di 34 anni in quel caso sarebbe intervenuta solo dopo aver sentito le urla della vicina di casa. In realtà, la madre aveva il bambino tra le braccia quando è stato aggredito dai cani. Un dramma al quale la donna ha assistito senza poter far nulla. A distanza di sei mesi, è stata comunque condannata per omicidio colposo, con pena sospesa e non menzione, arrivando ad un patteggiamento che è stato accettato dal Gup di Catania, Francesca Cercone per cui è decaduto il reato di abbandono di minorenni, contestato in un primo momento.
“Le indagini hanno fatto chiarezza sulla dinamica dell’accaduto. La signora era vicino al figlio, e non l’aveva in braccio, quando il dogo più grande, una femmina di 8 anni, era in casa, mentre quello più piccolo, di tre anni in giardino. E’ stato quest’ultimo, all’improvviso, senza motivo apparente, ha assalito il piccolo”, racconta il legale difensore, spiegando che “la madre, veterinaria, sa per esperienza che non bisogna tirare, perché un molosso ha una presa tranciante. Quindi ha cercato più volte di fargli spalancare le fauci. Ha ripetuto quest’operazione per almeno cinque volte e il cane, che ha morso anche lei, a braccia e polpacci, alla fine ha ceduto. Ma ormai era troppo tardi per il piccolo”.
“Abbiamo dimostrato, con il supporto di numerosissimi filmati della videosorveglianza interna, che da parte della mamma non c’era alcuna consapevolezza di aver esposto il figlio ad un rischio”, ha poi concluso l’avvocato.
Alcuni esperti avevano evidenziato come casi di questo tipo possono essere evitati, se fin da subito i cani anche da guardia, vengono fatti socializzare con il nucleo famigliare. Sembra davvero strano da parte di una veterinaria di aver sottovalutato questo elemento.
I cani che furono messi sotto sequestro all’indomani del dramma non saranno abbattuti. E’ quanto ha disposto il Gup in base ad una perizia che ha accertato che i due dogo in questione sono recuperabili, come era stato richiesto anche tramite una petizione e un tam tam in rete, promossa a fine agosto.
I due cani sono salvi e saranno affidati ad un’associazione animalista che dovrà provvedere alla loro rieducazione, come prassi e in base ai protocolli.
“Giustizia è fatta”, ha dichiarato Lorenzo Croce, presidente nazionale dell’Associazione italiana difesa animali ed ambiente (Aidaa), spiegando che “per una volta, la colpa di questa tragedia non è stata riversata su di loro”.
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