Uno studio, nell’ambito dell’autismo, portato a termine di recente afferma che i bambini preferiscono i gatti ai cani: il centro di tutto è nello sguardo.
Oggi, più che mai, avere un animale al proprio fianco può migliorare la condizione di vita di noi esseri umani. Sembra scontato dirlo, ma non è affatto così. Molti dei nostri amici a quattro zampe vengono impiegati in molte terapie: da quelle casalinghe, a quelle ospedaliere, per finire in veri e propri centri specializzati su tematiche forti che il nostro quotidiano ogni tanto “ci nasconde”. E i campi sono tanti, da non dover sottovalutare assolutamente.
A volte sottovalutiamo alcune questioni per mera ignoranza. Ma non è di certo un problema. L’ignoranza può anche essere un bellissimo aspetto della nostra vita, da trasformare in sapere se si vuole aprire le porte al nostro cuore e alla nostra mente. Come dicevamo poc’anzi ci sono alcuni campi, che spesso non conosciamo, ove gli animali possono fungere da più che una semplice terapia. Uno di questi è l’autismo.
La patologia autistica sta venendo sempre più galla nella nostra società. I casi, molti dei quali ancora da studiare, sono in continuo aumento. Per questo motivo si cerca una soluzione anche nel mondo animale. Un recente studio ha affermato, a gran voce e in maniera forte e chiara, che i gatti, rispetto ai cani, potrebbero essere dei buonissimi amici dei bambini autistici. La scelta del mondo felino rispetto a quello canino è tutta una questione di… sguardi.
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Una premessa da fare. Personalmente non uso mai mettere a confronto due mondi, soprattutto animali, per dire chi è peggio o che è meglio di… Ogni tanto bisogna prendersi delle precise responsabilità su ciò che si dice. Per questo è importante riportare uno studio fatto e portato a termine da poche settimane: per cercare di dare il massimo contributo a chi può giovare di tale situazione.
Detto questo so bene che, anche per quanto riguarda il mondo canino, ci sono dei cani che riescono benissimo a stare vicino a un bambino autistico. Forse, a volte, è solo questione di educazione e di sensibilità, fattore che, al contrario di quanto spesso se ne dica, gli animali sviluppano in grande forma.
Fatta questa premessa, in un campo molto delicato quale quello dell’autismo (campo che ho molto a cuore), possiamo passare a parlare dello studio condotto e portato a termine dagli esperti dell’Università di Rennes, in Francia, e pubblicato dalla rivista Frontiers in Psychology. Nello studio sono stati coinvolti 42 soggetti di età compresa tra i 6 e i 12 anni, 23 dei quali (e quindi la maggioranza dei soggetti) con disturbo dello spettro autistico, coinvolti in atteggiamenti o specifiche situazioni di quotidianità assieme ad animali domestici.
Quello che hanno visto, spiega Marine Grandgeorge, psicologa presso l’Università di Rennes, è il seguente risultato: “I bambini neuroatipici prestavano più attenzioni ai gatti che ai cani. Tutto questo perché con i gatti il contatto visivo non è perenne rispetto ai cani che fanno dello sguardo un punto di forza. Un contatto visivo prolungato può essere molto stressante per chi ha problemi nell’interpretare i segnali interattivi”.
La scienziata poi prosegue spiegando il mondo felino: “I gatti sono più indipendente dei cani e fanno meno affidamento sui segnali visivi per sviluppare la comunicazione. Per questo motivo, i bambini autistici potrebbero avere maggiori opportunità di formare un modello comunicativo più con i gatti che con i cani”.
Come detto in precedenza però, non si vuole togliere nulla al mondo canino. Dato che le storie d’amore sono tante: come quella riportata poco tempo fa che ha visto protagonista una bambina autistica, la quale ha trovato in un labrador il suo angelo custode.
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