L’Australia, con un piano avviato nel 2015, tenta di avvelenare due milioni di gatti selvatici per proteggere la fauna nativa.
Il governo nazionale australiano ha deciso nel 2015 di uccidere due milioni di gatti selvatici entro il 2020, citando il fatto che gruppi di piccole specie di roditori e di marsupiali si stanno estinguendo proprio a causa dei felini. Il piano è contrastato dalle organizzazioni animaliste, che sin da subito hanno dato vita a una petizione contro questo crimine di Stato. Secondo il New York Times, i gatti sono arrivati sul continente tra il XVII e il XIX secolo con i coloni. Si stima che le popolazioni di gatti selvatici siano quasi 15 milioni e questi gatti dovrebbero minacciare la sopravvivenza di oltre 100 specie in Australia. Il Royal Melbourne Institute of Technology stima che 211.560 gatti siano stati uccisi dall’inizio del piano.
Quindi, come fa il governo a uccidere questi gatti? Innanzitutto ci sono scatole piene di migliaia di salsicce surgelate avvelenate prodotte in fabbrica. Il veleno è una miscela di carne di canguro, grasso di pollo, erbe e spezie e il veleno – indicato come 1080 – un derivato dalle piante di gastrolobi è letale per gatti e volpi. L’esca viene rilasciata da un aereo bimotore e sorvola le aree in cui i gatti vagano. Si parla addirittura di mezzo milione di esche al mese. Almeno una mezza dozzina di petizioni ha raccolto oltre 160.000 firme e l’attrice Brigitte Bardot, convinta animalista, ha definito un genocidio quello degli animali abbattuti. L’indignazione pubblica, tuttavia, non ha impedito al governo di andare avanti con i loro piani, nonostante il pericolo per i gatti domestici.
Un veterinario del Queensland ha chiarito: “Gli australiani hanno un enorme apprezzamento per la nostra fauna naturale. La maggior parte delle persone ha empatia con il fatto che c’è tutta questa fauna uccisa”. Insomma, “penso che ci sia una sensazione generale che qualcosa deve essere fatto”. Molti dei metodi usati per “controllare la popolazione di gatti” sono crudeli e inumani. Si va dall’utilizzo di robot spargi veleno a tiratori scelti con arco e frecce, fino ai cacciatori. A rendere il tutto ancora più cruento è il fatto che ci siano anche coloro che si fotografano in compagnia del loro ‘trofeo‘, ovvero il gatto ucciso.
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