Aumentano i casi di maltrattamento degli animali in età giovanile. Interviene il presidente Lav, Gianluca Felicetti.
Amare constatazioni di un sistema che di certo non premia i comportamenti virtuosi. Al contrario tende a giustificare le azioni riprovevoli, come ad esempio il maltrattamento degli animali in età giovanile.
E’ quanto ricorda il presidente Lav (Lega anti vivisezione) Gianluca Felicetti in un piccolo approfondimento pubblicato sulla rivista Nature dei Carabinieri.
Felicetti evidenzia che è in aumento la cosiddetta zoocriminalità giovanile. Ovvero crimini compiuti nei confronti degli animali da parte dei giovani. Si tratta in realtà “di comportamenti aggressivi, antisociali e di difficoltà nei rapporti con i coetanei”, ricorda il presidente Lav.
Alla luce del caso di un gattino torturato da baby gang a Brescia, il presidente Lav ha voluto accendere di nuovo i riflettori su questo fenomeno. E dire che proprio gli animali potrebbero essere i migliori amici dei giovani. Creature che tramite l’empatia contribuirebbero a far crescere individui responsabili.
In base a diverse ndagini, tra cui lo studio intitolato “Aspetti psicopatologici del maltrattamento sugli animali” di Francesco Rovetto, è emerso come il 31% dei casi di violenza sugli animali siano compiuto da minorenni.
Come evidenziato da numerosi psicologi, la violenza sugli sugli animali è indice di pericolosità sociale. Si tratta di veri e propri comportamenti patologici che sorgono precocemente e addirittura nell’infanzia.
Ha fatto scalpore l’appello di una madre scioccata dal fatto che suo figlio avesse ucciso il cane di casa. La donna si rivolse ad alcuni psicologi in rete, raccontando che il bambino di 4 anni aveva preso il cane e lo aveva sbattuto come un peluche uccidendolo. Come se niente fosse, il ragazzino tornò poi tra le braccia della madre. Un noto psicologo intervenne sul tema e spiegò che spetta ai genitori insegnare ai bambini a prendersi cura degli animali.
Un bambino infatti non dovrebbe mai essere lasciato incusodito con un animale. Prima dei sei anni, tra l’altro non ha cognizione di fare del bene o del male. Tuttavia, tra i 6 e i 12 anni, il maltrattamento degli animali è un disturbo nel bambino.
Di fronte a casi di violenza giovanile sugli animali, Felicetti si è interrogato sul tema del reato e delle condanne. Gattini presi a calci dai minori, creature indifese in balia della violenza più inaudita. Casi di crudeltà sugli animali come quello del povero Angelo a Sangineto, brutalmente torturato.
“Il Tribunale di Paola nel maggio scorso ha condannato i minorenni responsabili per aver agito in concorso tra loro e con crudeltà e senza necessità, di un medesimo disegno criminoso, torturando un cane randagio, catturandolo, impiccandolo ad un albero, stringendogli una fune intorno al collo, colpendolo ripetutamente e con violenza fino a cagionare la sua morte, filmando il tutto per, poi, postarlo sul web”, scrive Felicetti.
Il presidente Lav ha poi giustamente ricordato che “il rito abbreviato ha permesso ai quattro di ottenere uno sconto di pena che, altrimenti, prevede due anni di reclusione”.
Per Felicetti il coinvolgimento delle nuove generazioni impone una riflessione e una strategia per capire le cause che portano a questa violenza sugli animali e prevenire.
“Da tredici anni c’è un Codice penale cambiato e più efficace sul tema. Questi maltrattamenti, queste uccisioni, ora fanno notizia. Prevenirli significa innanzitutto capirne le radici”, sottolinea il presidente Lav.
Il responsabile dell’Osservatorio zoomafia LAV Ciro Troiano ha condotto un’indagine presentata al XXXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Criminologia a Siena.
La ricerca, intitolata “Ho ucciso un po’ di lucertole” ha voluto portare attenzione alla zoocriminalità minorile e al comportamento empatico dei bambini verso gli animali.
Ben 1.500 alunni di tutte le regioni italiane hanno risposto ad un questionario. Dall’indagine sottolinea Felicetti “emerge chiaramente dalla analisi dei dati che il maltrattamento non è generato dalla paura degli animali”.
Solo nel 7,9% dei casi di chi ha maltrattato animali, le specie di cui hanno paura e quelle oggetto di maltrattato coincidono in tutto o in parte. Mentre il 12,2%, ha invece ammesso di aver assistito a violenze sugli animali commessi da familiari adulti. Questo tipo di violenza porta a desensibilizzare i giovani sulla soffeenza.
Si tratta di un modello che porta a ripetere le stesse forme di violenza. Un’assuefazione che banalizza il gesto. “La cultura in cui si sviluppano forme di violenza contro gli animali ha come riferimento un modello di vita basato sulla prevaricazione, l’aggressività sistematica, il disprezzo per le ragioni altrui: una vera coltura per i bacilli dell’intolleranza e dell’illegalità”, scrive il presidente Lav.
Felicetti s’interroga su “quali valori può apprendere un bambino costretto a partecipare emotivamente, se non materialmente, alla tortura di un animale?”.
E’ ormai assodato che la violenza sugli anmali in età minorile è un problema sociale. Tuttavia, come evidenzia Troiano, la problematica da sdradicare è senz’altro frutto dell’ignoranza. Infatti, ricorda il responsabile Lav che “è ancora diffusa la convinzione che i bambini autori di abusi nei riguardi di animali non fanno altro che compiere un percorso quasi obbligato nel cammino della loro crescita”.
La violenza è scaturisce da un disagio. Spesso bambini che maltrattano gli animali sono stati loro stessi vittime di violenze,.
Dall’indagine, la maggior parte dei giovani hanno condannato il maltrattamento degli animali. Ecco perché Felicetti ha ribato la necessità di “politiche tese all’educazione e al rispetto di tutti i viventi”.
Recentemente la Cina ha introdotto la materia sul benessere degli animali nelle scuole. Lo stesso dovrebbe essere fatto in Italia. Pertanto, il presidente Lav invita ad attuare programmi didattici in materia di etologia comportamentale degli animali e del loro rispetto, come previsto dalla Legge 189 del 2004.
C.D.
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