Anche se non sempre è in cima alla lista delle priorità, anche negli scenari di guerra c’è chi non dimentica il benessere dei gatti e dei cani randagi. Avviene a Baghdad, capitale irachena martoriata da una serie di conflitti. Qui opera la studentessa Assan Attallah, 22 anni, che è appena riuscita a trovare casa a sei cani. Questi erano stati rinvenuti nel quartiere povero di Sadr. L’obiettivo di Assan Attallah è di adottarne altri cinque. L’animalista ha dato vita alla pagina Facebook “Animal Adoption” creata tre mesi fa per salvare gli animali di Baghdad.
Spiega Assan Attallah: “Ho iniziato questo progetto perché ho visto che gli animali venivano maltrattati e che la gente li avvelenavano e li uccidevano. Molte persone acquistano animali a prezzi molto elevati, perché non portare questi animali al veterinario e pulirli in modo che le persone possano adottarli?”. Finora, grazie al suo impegno, 25 animali hanno trovato casa, ma la sfida è ardua. Va considerato peraltro che circa 10 anni fa, le autorità hanno ucciso migliaia di cani randagi usando armi automatiche. A questo va aggiunta appunto la situazione di guerra, con 400mila persone uccise dal 2003 a oggi e milioni di sfollati a causa dell’Isis.
Inoltre, Assan Attallah si sente spesso dire dalla gente: “Perché stai aiutando gli animali? Non hanno sentimenti, non capiscono. Non è così importante. Dovresti concentrarti sul dare aiuto alle persone”. Operare in queste condizioni non è semplice e lo sanno anche Ahmad Al Qaissy, 29 anni, e il suo collega Yaarub Al Shimmary, 30 anni, che in una clinica a nord di Baghdad guidano l’associazione irachena per il benessere degli animali. Qui i randagi arrivano in condizioni estreme: “La maggior parte di quelli che riceviamo è stata abusata da adulti o da bambini. Hanno bisogno di trattamenti, operazioni e vaccini”. Ultimamente, qualcosa si sta muovendo: “Abbiamo 35.000 amici sulla nostra pagina di Facebook e quando le persone sono interessate all’adozione, chiediamo ai candidati alcune domande per essere sicuri che gli animali verranno trattati bene”.
L’Iraq non è l’unica zona teatro di guerra che vive situazioni del genere: tempo fa vi abbiamo parlato della confinante Siria. Qui ci troviamo di fronte a scenario complesso, esploso come guerra civile. Si è presto trasformato in un teatro in cui confluiscono interessi geopolitici internazionali e giochi di potere. Le vittime sono sempre le stesse: esseri innocenti come i cittadini, bambini, persone anziane e indifese che non possono scappare e rifugiarsi altrove, sfidando un viaggio verso l’Europa che potrebbe forse salvarli. Una crisi umanitaria senza precedenti che sta provocando un ampio dibattito internazionale.
Sentiamo molte storie di rifugiati che nel dramma della loro fuga cercano di portare con sé i loro animali domestici: come il gatto di Lampedusa, il gatto Dias oppure del giovane siriano che a soli 17 anni ha percorso 500 chilometri a piedi, rinunciando ai suoi effetti personali, per portare con sé il suo cucciolo di cane. Nelle situazioni di guerra ci dimentichiamo troppo spesso degli animali da compagnia come nel caso dello zoo nella Striscia di Gaza, dove stanno morendo di fame gli animali oppure in Libia dove un veterinario è riuscito a salvare 250 animali domestici, portandoli in Tunisia.
GM
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