Una lotta per la sopravvivenza tra cani e cinghiali: in questo consistono gli incontri che si tengono in Indonesia, in una località dell’isola di Java. Raccolti intorno ad una arena di pareti di bambù, gli indonesiani sembrano bramosi di vedere gli animali lottare. L’usanza è nota come ‘adu bagong’ (combattimento di cinghiali). Non sorprende che gli attivisti dei diritti degli animali siano in guerra contro questo spettacolo legale. La pratica è iniziata negli anni ’60 quando il numero di cinghiali in questa zona del West Java saliva. Si aprì anche una caccia grossa per proteggere le coltivazioni.
Chi partecipa a questa pratica ha spiegato che i combattimenti sono un modo per preservare una tradizione di caccia presente nella zona. C’è anche un premio in denaro fino a 2.000 dollari per il cane vincente. Nur Hadi, leader di Hiparu, un gruppo di appassionati di cani da caccia che partecipa alle lotte, sottolinea: “Questa pratica ha anche fatto parte della tradizione e della cultura”. Quindi ha difeso i combattimenti dalle dure critiche che arrivano dagli animalisti.
“È un atto criminale contro gli animali”, ha detto l’attivista indonesiano per i diritti degli animali, Marison Guciano. L’appello è al governo e alle ong perché si battano per fermare questo scempio. Le lotte avvengono in un’arena da 15 a 30 metri, circondata da una recinzione di bambù per proteggere gli spettatori. Lo scontro finisce solo quando uno degli animali è ferito. Viene spiegato che gli incontri avvengono per testare le abilità dei cani. Se un cinghiale viene ferito, viene curato e rimesso in arena il giorno dopo. Il tutto ha anche un ritorno economico, come spiega l’allevatore di cani Agus Badud: “Prendo parte a questo concorso per aumentare il prezzo di vendita e il valore economico dei miei cani”.
Lo scorso anno, era arrivata la citazione in giudizio per nove allevatori di dogo argentini, tra i quali quattro proprietari di cani che avevano partecipato con i loro rispettivi esemplari a combattimenti illeciti tra cani e cinghiali che si svolgevano all’interno di un agriturismo. Questo era gestito dalla Società Agricola Bradi Selvaggi e Bio S.S. nel Comune di Cagli, nella provincia di Pesaro e Urbino. Il 13 ottobre 2016, dopo due anni dal blitz il Giudice di Urbino ha finalmente emesso il decreto di citazione a giudizio. L’accusa è di concorso nel maltrattamento di animali per aver “promosso ed organizzato nonché diretto il combattimento non autorizzato tra animali, nello specifico tra cani e cinghiali”.
Dalle indagini della magistratura è emerso che quattro lombardi appassionati di dogo argentino si erano recati nel maggio 2014 con i loro cani nell’agriturismo. Questo al fine di farli combattere nell’ambito di eventi organizzati da chi gestiva l’agriturismo e che venivano filmati. Inoltre, la procura di Urbino durante le indagini preliminari è riuscita ad ottenere il sequestro di alcuni esemplari coinvolti nella lotta al cinghiale nel maggio 2014.
GM
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