Le associazioni animaliste erano in allerta già da alcuni giorni in merito alla modifica della Legge 394 sulle aree protette decretata due giorni fa dal Senato, e delusione è stata espressa da parte loro per non aver avuto modo di esprimere una opinione in merito. La posizione dei movimenti in favore dei diritti degli animali era ed è tuttora fortemente critica circa i cambiamenti effettuati, come si evince dal testo della seguente nota firmata Ambiente e Lavoro, AIIG – Associazione Insegnanti di Geografia Club Alpino Italiano Centro Turistico Studentesco Ente Nazionale Protezione Animali FAI – Fondo Ambiente Italiano Greenpeace Italia Gruppo di Intervento Giuridico Italia Nostra, LAV – Lega Antivivisezione Legambiente Lipu Marevivo Mountain Wilderness Pro Natura SIGEA WWF Italia.
“Né il Senato, né il Governo hanno accolto le osservazioni e le proposte di 17 Associazioni Ambientaliste e di centinaia di esperti e uomini di cultura, che hanno criticato in modo fermo e elaborato proposte migliorative. Risultato, una riforma sbagliata che chiediamo con forza venga modificata alla Camera”.
“Non volendo cogliere il senso costituzionale che vede la tutela della natura in capo allo Stato, la riforma non valorizza il ruolo delle aree protette come strumento efficace per la difesa della biodiversità e non chiarisce il ruolo che devono svolgere la Comunità del Parco. Un testo che doveva rafforzare il ruolo e le competenze dello Stato centrale nella gestione delle aree marine protette, ma che in realtà continua a lasciare questo settore nell’incertezza e senza risorse adeguate. Perché non possiamo non sottolineare che questa riforma viene fatta senza risorse, che la legge approvata non riesce a delineare un orizzonte nuovo per il sistema delle aree protette e senza migliorare una normativa che, dopo 25 anni di onorato servizio, non individua una prospettiva moderna per la conservazione della natura nel nostro Paese”.
Le associazioni riportano poi cosa è cambiato con le modifiche apportate alla Legge 394:
Una modifica della governance delle aree protette che peggiora la qualità delle nomine e non razionalizza sufficientemente la composizione del Consiglio direttivo, in cui viene prevista la presenza di portatori di interessi specifici e non generali come dovrebbe essere. Non vengono definiti strumenti di partecipazione dei cittadini né la previsione di comitati scientifici.
Una governance delle Aree marine Protette che non prevede alcuna partecipazione delle competenze statali e individua Consorzi di gestione gli uni diversi dagli altri.
L’assenza di competenze specifiche in tema di conservazione della natura di Presidente e Direttore degli Enti Parco.
Un sistema di “royalties” che, pur legato ad infrastrutture ad alto impatto già esistenti, deve essere modificato per evitare di condizionare e mettere sotto ricatto i futuri pareri che gli enti parco su queste dovranno rilasciare.
Una norma che attraverso la “gestione faunistica”, con la governance prevista, acuirà le pressioni del mondo venatorio.
L’istituzione di un fantomatico Parco del Delta del Po senza che venga definito se si tratti o meno di un parco nazionale, quando peraltro la costituzione di questo, come Parco Nazionale, è già oggi obbligatoria ai sensi dalla legge vigente.
Non si vietano le esercitazioni militari nei parchi e nei siti natura 2000.
Non si garantisce il passaggio delle Riserve naturali dello Stato, del personale e delle risorse impegnato, ai parchi.
Tutti questi fattori vanificano le cose buone apportate dalla riforma negli anni scorsi. Le associazioni concludono
“Abbiamo dato la massima disponibilità al confronto, elaborando argomenti seri e proposte dettagliate. Con infinito rammarico siamo costretti a dover prendere atto di mancate risposte del relatore, della maggioranza e del Governo, con il risultato doppiamente negativo di perdere l’opportunità di miglioramenti costituzionalmente coerenti e di determinare un grave scollamento tra la politica italiana ed un approccio alla conservazione della natura coerente alle indicazioni ed agli obblighi internazionali”.
“A venticinque anni dalla sua approvazione, il Senato, snaturandone i presupposti, approva modifiche inadeguate alla legge sulle aree protette che ha garantito la conservazione della natura e la salvezza di una parte cospicua del territorio italiano. La questione ora si sposta alla Camera dei Deputati dove le associazioni ambientaliste faranno di tutto per far sentire una voce che va ben oltre loro e coinvolge tutto il mondo della cultura e della scienza del nostro Paese”.
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