Nel mese di marzo sono stati diffusi i dati riguardo ad un’indagine condotta dall’Ordine dei veterinari britannici sull’utilizzo di farmaci antidepressivi per gli animali nel Regno Unito per cui era emerso che l’80% dei fedeli 4zampe domestici soffre di disturbi comportamentali.
Tra le cause evidenziate dai veterinari, lo stile di vita dei proprietari oberati dal lavoro e dagli impegni quotidiani, tanto da perdere il rapporto con il proprio animale che di riflesso danno sfogo a veri e proprie sintomi di ansia e depressione e in alcuni casi diventano aggressivi.
Tra tic nervosi, perdita dell’appetito ma anche comportamenti ossessivi degli uccelli o criceti reclusi nelle gabbie, il mondo favoloso degli animali sembra trasformarsi in un incubo.
Tra i farmaci più impiegati per placare le ansie ai piccoli pelosi che diventano di conseguenza iperattivi o giù di morale, vi sono il Valium e il Prozac che vengono regolarmente prescritti. Questo fenomeno, soprattutto presente negli Stati Uniti e nel Regno Unito è più contenuto nel bel paese, anche se si rivela in aumento il numero dei proprietari che si rivolgono ai veterinari per problemi psicologici dell’animale.
Tanto che ultimamente sono stati diversificati anche alcuni master rivolti ai veterinari che vogliono diventare comportamentisti.
Lettera43 ha interpellato sul tema, Carla Bernasconi, vice presidente della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, la quale ha sottolineato che nei casi di animali problematici, optare per un tranquillante, deve essere solo come supporto ad una terapia riabilitativa.
“Questo perché se il cane è stressato difficilmente sarà ricettivo. Deve quindi essere calmato per poter iniziare con successo la rieducazione. Ma lo scopo della somministrazione finisce lì”, ha commentato la Bernasconi.
In ogni modo la stessa Bersnasconi sembra andare incontro a quanto sostenuto dai suoi colleghi britannici. Andrew Knight, docente di benessere animale presso l’Università di Winchester aveva sostenuto che “stiamo vedendo sempre più animali aggressivi, impauriti senza motivo, anche se io e i miei colleghi facciamo di tutto per metterli a loro agio quando li visitiamo. Invece di calmarli o sedarli con prodotti farmaceutici, è arrivato il momento di dare loro le cure e attenzioni che meritano. Solo allora avremo davvero il diritto di definirci una nazione amante degli animali”.
Non a caso i veterinari britannici sono arrivati al punto di esporre ai loro clienti una circolare con la quale invitano i padroni “a dare più compagnia ed affetto ai loro amici a quattro zampe invece di pillole e sciroppi. Costa meno e funziona meglio”.
“Va curato il dolore, non il tono dell’umore”, ha rimarcato la Bernasconi, evidenziando che prima di arrivare a somministrare dei farmaci è importante capire il problema che sta alla base della patologia del cane, come un trasloco, cambiamenti di abitudini o altri elementi che possono aver influito.
Anche i rimedi fai da te ad esempio vengono sconsigliati come il ricorso a prodotti o integratori naturali disponibili senza ricetta.
Ovviamente, il cambio di umore dell’animale non è un elemento da prendere sotto gamba, in quanto può essere indice di qualcos’altro: “Spesso gli animali depressi sono in realtà vittime di una malattia organica cronica, ad esempio l’artrosi. Lì va curato il dolore, non certo il tono dell’umore”, ha aggiunto Bernasconi, ricordando ad esempio che vi sono casi in cui “un animale che ha vissuto a lungo in un canile può essere terrorizzato dal mondo esterno. Ma anche in questo caso la strada regina è la cura comportamentale, eventualmente con supporto farmacologico iniziale”.
Di una cosa i veterinari sono certi: ovvero che eliminata la causa della sofferenza anche la “depressione” dell’animale svanisce, parallelamente anche alla disponibilità del proprietario a cambiare le abitudini dannose per l’animale.
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