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Antartide, la pesca intensiva al krill mette in pericolo la fauna locale

In Antartide la pesca al krill sta diventando un problema serio © Getty Images

I krill sono una specie particolare di gamberetto, componente fondamentale nella dieta di varie specie animali polari. Ed ora sorge un problema grave.

La pesca in Antartide si sta facendo sempre più intensiva. Il numero di battelli ed imbarcazioni provenienti da diverse parti del mondo, e soprattutto da Cina, Norvegia e Corea del Sud, sta mettendo a dura prova la resistenza di parecchie specie di animali appartenenti alla fauna locale. Particolarmente ricercati sono i krill, delle varianti di gamberetti che rivestono un ruolo preponderante nella locale catena alimentare. Questi esserini rappresentano una componente fondamentale nella dieta di pinguini, balene e foche. Il loro numero però si sta riducendo sempre di più, e la cosa si ripercuote in maniera negativa su tutte queste specie marine.

Ne parla nel dettaglio Greenpeace, presentando uno studio apposito e lanciando un messaggio per far si che vengano istituiti dei ‘santuari’ marini in posizioni strategiche. Con esse lo scopo sarà quello di mettere in sicurezza almeno il 30% complessivo dello spazio marino in totale. I krill vengono pescati soprattutto per farne un componente principale di integratori o per inserirli in prodotti alimentari ad uso animale come mangimi per acquacoltura od anche per cani e gatti. Greenpeace Antartide denuncia tutti i mali della pesca al krill nelle zone del Polo Sud. Vengono prese di mira soprattutto le zone dove si sa che la presenza di pinguini, balene ed altri animali che si nutrono di krill è più massiccia. Come se non bastasse poi, anche i cambiamenti climatici stanno contribuendo a ridurre di numero la popolazione di questi invertebrati.

Antartide, gli interessi dell’uomo mettono ancora una volta in pericolo la natura e gli animali

Nello studio di Greenpeace, frutto di tre mesi di osservazioni continue sul campo, si chiede ai responsabili dell’industria della pesca di mettere da parte i propri interessi in nome del bene dell’ambiente. Ma si sa, gli ideali non portano guadagni, per cui sarà difficile che le operazioni cessino. Sempre uno dei paesi coinvolti nella pesca intensiva al krill, la Norvegia, ha annunciato da pochi giorni anche un altro controverso provvedimento. Lo stato scandinavo ha fatto sapere infatti che nei piani per l’immediato c’è quello di aumentare il numero di esemplari di balena cacciabili per il corrente 2018.

A.P.

 

Antonio Papa

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Antonio Papa

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