Un’inchiesta avviata nel 2012, dopo la denuncia di tre volontarie che operavano presso il canile privato Fontana a Viterbo del quale era titolare Anna Maria Fontana, accusata di uccisione, maltrattamento e sevizie su animali.
A distanza di quattro anni si è aperta la prima udienza del processo al quale hanno testimoniato un agente del Corpo Forestale, presente al momento del sequestro della struttura e Loredana Pronio, presidente dell’associazione FederFida che presentò la denuncia in Procura.
Secondo il racconto dei testimoni, accompagnato da filmati agghiaccianti, girati da uno dei due operai cingalesi, pentiti di ciò che avevano fatto, è emerso che i due lavoranti cingalesi dovevano svolgere il “lavoro sporco” ovvero eliminare i cuccioli dei cani appena nati, ospitati nel canile.
Dai filmati, come riportano i media locali, i due operai affogavano i cuccioli in un secchio pieno di acqua, utilizzando un secondo secchio per bloccarli, fino a quando non erano morti. Dopo aver svuotato l’acqua dai secchi, i corpi dei cuccioli senza vita venivano messi in una busta di plastica per essere gettati nei rifiuti.
Si tratta di filmati agghiaccianti, che il Corriere.it, cronaca di Roma ha pubblicato un estratto e che sono stati messi agli atti, documentando tutta la crudeltà e la violenza perpetrate all’interno della struttura.
“Il video da noi allegato alla denuncia evidenzia quale fosse il macabro rituale con il quale uccidevano cuccioli di pochi minuti di vita. È una vergogna. Questa orrenda pratica, a quanto pare, avveniva ogni qual volta una femmina partoriva. La magistratura farà il suo corso e valuterà le prove che abbiamo portato, ma io alcune domande me le faccio e spero se le pongano anche i giudici”, ha dichiarato in aula la Pronio, evidenziando l’assenza dei controlli della Asl che si avvaleva del canile privato al qual era stato conferito lo status di canile sanitario.
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