Test del DNA per prendere decidere se sopprimere o no il proprio cane
Un articolo piuttosto inquietante, pubblicato sulla rivista specializzata livescience riguardo all’utilizzo del test del Dna sugli animali domestici, mirato ad individuare patologie genetiche.
Tuttavia, quello che emerge è l’utilizzo di questi test a livello di massa. Tanto che, a soli 65 dollari, sarebbe possibile effettuare un test specifico per cani. Ed è così che, come riporta livescience, i proprietari di un cane di 13 anni, con problemi di articolazioni, è risultato portatore di una patologia neurodegenerativa. In base al test, i proprietari hanno deciso di sopprimere il cane con l’intento di evitare sofferenza all’animale.
Purtroppo, sottolineano i ricercatori, non vi era nessuna certezza che il cane potesse sviluppare quella patologia. Infatti, secondo i dati scientifici, solo 1 cane su 100 con questo tipo di mutazioni genetiche svilupperebbe la malattia.
Il cane in questione poteva essere trattato con farmaci e aveva molte probabilità di essere curato e di vivere tranquillamente la vecchiaia.
“La genetica è un nuovo strumento davvero potente, ma è davvero un nuovo strumento e non capiamo cosa significhi ancora”, ha dichiarato a Livescience Elinor Karlsson, assistente nel dipartimento di medicina molecolare presso la University of Massachusetts Medical School in Worcester.
La stessa Lisa Moses, veterinario presso la Società del Massachusetts per la prevenzione della crudeltà nei confronti di Animals-Angell Animal Medical Center e ricercatore di bioetica presso la Harvard Medical School ha dichiarato che sempre più veterinari e padroni di cani, ricorrono a test del Dna per prendere decisioni cliniche.
Quello dei test genetici è un mercato in espansione. Oltre 19 laboratori, negli Stati Uniti, commercializzano questi test su larga scala. Con soli 200 dollari è così possibile avere uno spettro di 100 malattie genetiche possibili.
Vi sarebbe addirittura una catena di cliniche veterinarie che sostiene e promuove test genetici sui cani per creare “un’assistenza sanitaria individualizzata”.
I ricercatori denunciano che non vi sono certezze da questi test. Anche se è presente una mutazione nel Dna non è certo che la patologia si possa sviluppare.
Inoltre, non è stata regolamentata una metodologia standard per questi test sul dna.
I ricercatori, in uno studio pubblicato su Nature, lo scorso 25 giugno, affermano che “dovrebbero essere raccolti i campioni, spediti e analizzati. Gli studi sugli animali dovrebbero anche avere un certo numero di partecipanti prima che vengano fatte delle affermazioni sui risultati”.
Quello che preoccupa i ricercatori è che questi modelli applicati sui cani sono poi utilizzati per lo studio di malattie umane.
I ricercatori, contrari a questi test, invitano i proprietari a non dare per certo i risultati delle analisi sul Dna.
Basarsi sui risultati per decidere se sopprimere o no il cane, sarebbe insensato.
“Le comunità scientifiche e le aziende devono prima stabilire degli standard per garantire l’efficacia dei risultati”. Ha concluso la Moses.
C.D.
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