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Animali da macello, le orribili condizioni alle quali vengono sottoposti

@getty

La mobilitazione alla quale assistiamo nel periodo di Pasqua relativo all’incremento della macellazione degli agnelli è un qualcosa alla quale assistiamo periodicamente, anno dopo anno. Il punto è che questa campagna di sensibilizzazione nel non mangiare animali così giovani dovrebbe essere portata avanti sempre. Le tradizioni in alcuni casi possono cambiare, e questo è uno di quelli. Non ci rendiamo conto di star mangiando dei cuccioli. E se ci si sofferma a fare mente locale su questo aspetto allora la prospettiva e la visione delle cose cambiano eccome. Perché ben in pochi a questo punto rimarrebbero insensibili alla vista di un animale di appena poche settimane di vita. Ma le dinamiche industriali purtroppo devono avere la meglio, nella nostra società.

Certo, fa davvero specie pensare che alcuni esseri nascano proprio allo scopo di finire macellati, anche prima di diventare adulti. Gli animali ‘intrappolati’ negli allevamenti destinati a fornirli per scopi industriali raggiungono l’età matura soltanto se selezionati per la riproduzione. Per il resto si preferisce la carne tenera degli esemplari più giovani. La quale risulta anche più conveniente da lavorare, non appena questi raggiungono le misure corporee richieste dalle quali è possibile procedere con la macellazione.

Solo cuccioli come animali da macello, non esiste destino più triste del loro

Ma è aberrante il modo in cui la crescita di stazza, e non di età ovviamente, viene accelerata. Ci si avvale di mangimi e di metodi coercitivi coi quali fare letteralmente ingozzare questi animali, al solo scopo di farli ingrassare il più in fretta possibile. Questa triste sorte riguarda principalmente i polli, seguiti a ruota da conigli, maiali, tacchini, vitelli e manzi. In totale sono circa 600 milioni i cuccioli di diverse specie ovine, bovine, caprine e di pollame sottoposti a macellazione intensiva. E questi numeri riguardano solo l’Italia. Pensate alla misura quantitativa che si riesce a raggiungere poi in tutto il mondo.

Ed ancora, questi animali sono letteralmente prigionieri. A loro è vietato vivere, esprimere quelli che dovrebbero essere i propri comportamenti naturali. Anche il socializzare è loro precluso, così come il mantenere legami familiari e lo stabilire ad esempio empatia con la mamma. Una prerogativa che invece qualsiasi animale di ogni specie in natura sviluppa, se si trova in libertà. Alla fine non si può neanche parlare di vita, in quanto la stessa viene interrotta dopo sostanzialmente breve tempo. E questi essere alla fine sono considerati come cose, come oggetti, destinati soltanto ad accrescere il profitto dell’azienda con la minor spesa possibile. Ma ogni tanto c’è chi prova a cambiare le cose, ed un esempio lo abbiamo proprio qui in Italia.

A.P.

Antonio Papa

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Antonio Papa

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