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Animali ibernati inviati nello spazio: la polemica della Lav

Torna a far discutere Matteo Cerri,  ricercatore dell’Università di Bologna del dipartimento di scienze biomediche e neuro motorie, incaricato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), per condurre gli studi di ibernazione su maiali e topi per mandare l’uomo su Marte ha pubblicizzato nuovi aggiornamenti su alcuni risultati raggiunti e definiti “promettenti”.

Dopo una prima fase sperimentale condotta sui topi, l’Esa sta per avviare un nuovo progetto che prevede esperimenti sui maiali e per il quale saranno stanziati ben 150 milioni di euro.

Lo scopo dei ricercatori è quello di investigare l’effetto delle radiazioni. Lo stesso Cerri ha sottolineato che “un corpo ibernato sviluppa una forte radio resistenza come dimostrano varie sperimentazioni sugli animali. Quindi questo renderebbe meno pericoloso un viaggio nello spazio per lungo tempo”.

Tuttavia, la ricerca fa molto discutere per quanto riguarda la validità scientifica a partire dal tema delle diverse reazioni alle radiazioni da specie a specie. Inoltre, da un punto di vista dell’anatomia e della fisiologia vi sono molte differenza tra i maiali e l’uomo, dalla frequenza del battito cardiaco, lo spessore della cute, il rapporto tra massa grassa e magra, la distanza degli arti dal cuore e il tipo di risposta infiammatoria ed immunitaria.

Sul tema è intervenuta Michela Kuan, responsabile LAV area Ricerca senza Animali la quale ha sottolineato che Cerri “pubblicizza sperimentazioni animali dei cui risultati si sa ben poco, ma che vengono sbandierate come promettenti. Affermazioni gravi, rese ancora più becere dalla triste battuta sulla fine del maiale oggetto di sperimentazione che per il momento, non è ancora diventato salsiccia, cosa oltretutto vietata per legge, visto che gli animali oggetto di test scientifici devono essere smaltiti come rifiuti speciali e non possono essere consumati per scopi alimentari. Lo scopo dello studio, come indica il ricercatore, è mandare l’uomo su Marte, pianeta che dista 9 mesi di viaggio, nello stato di ibernazione per evitare il verificarsi di situazioni aggressive frutto del vivere in uno spazio ristretto con poca privacy per quasi due anni, finalità sperimentali alquanto dubbie che comportano l’uso di animali vivi, lo sperpero di 150 milioni di euro e di una decina di anni di studio”.

Per la Kuan è dunque “inaccettabile sacrificare delle vite che andrebbero difese e soldi e lavoro che potrebbero essere utilizzati per una ricerca davvero utile e per i milioni di persone malate che attendono delle cure”.

La stessa responsabile Lav ha spiegato che “nell’articolo, inoltre, il ricorso al modello animale viene giustificato per investigare l’effetto delle radiazioni che, come numerosi studi su animali hanno dimostrato, è diverso da specie a specie”, ricordando che “l’approccio metodologico della sperimentazione sugli animali per fini umani è ottocentesco e fuorviante, infatti l’anatomia e la fisiologia del maiale sono differenti dalla nostra specie, parametri come il diverso spessore cutaneo, rapporto tra massa grassa e magra, frequenza del battito cardiaco e distanza degli arti dal cuore rendono i risultati inapplicabili all’uomo”.

Tanto che denuncia la Kuan “lo stesso soccorso alpino, che si occupa di ipotermie, ha ritenuto inutili gli esperimenti sui maiali in quanto esistono numerosi metodi alternativi dimostratisi più utili e predittivi. Sono passati molti anni ma, a giudicare da quel che ancora succede nel mondo della sperimentazione, i tempi della povera cagnolina Laika non sembrano poi così lontani”.

 

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