Adolescenti umani e animali
Un saggio che fa discutere e che pone degli interrogativi. “In Wildhood: The Epic Journey dall’adolescenza all’età adulta negli esseri umani e in altri animali”, è un’opera scritta da Barbara Natterson-Horowitz e Kathryn Bowers che ripercorre il modo in cui viene vissuta l’adolescenza in diverse specie animali come pinguini, iene, balene, lupi e negli umani.
Natterson-Horowitz è una biologa evoluzionista e professore di medicina, mentre Bowers, è una scrittrice scientifica e si occupa di comportamento animale.
Questa coppia di studiose ha incentrato una ricerca per dimostrare come i comportamenti degli animali e degli umani siano simili in età adolescenziale. Ovvero, il periodo in cui non si è più bambini né si è adulti.
Le due ricercatrici sono partite dal presupposto che la pubertà è soprattutto legata allo sviluppo fisico mentre l’adolescenza è un mix tra corpo e comportamento.
“Un periodo di sviluppo in cui s’impara a pensare, ad agire e persino a sentirsi come un membro maturo di un gruppo”. Sottolineano le due studiose per le quali si potrebbe prendere esempio dagli animali per capire alcuni comportamenti in questa fase di sviluppo.
Sono stati osservati alcuni comportamenti che si verificano negli adolescenti umani e negli animali all’interno delle dinamiche famigliari.
“Bambini boomerang”: si tratta degli adolescenti che tornano a casa dopo una fase di indipendenza. In realtà si tratta di un comportamento naturale riscontrato anche nel regno animale.
In alcune specie di uccelli e mammiferi nel periodo dell’adolescenza sono autorizzati o incoraggiati a rimanere con i genitori invece di andare via da soli.
All’interno del nucleo vanno a ricoprire diversi ruoli come fare i babysitter ai fratelli più piccoli o aiutando la famiglia in altri modi, proteggendola dai pericoli esterno.
Tra queste, nella specie dello scoiattolo rosso, i genitori ad una certa età cedono il territorio alla prole. Mentre negli uccelli canori, i genitori scortano i “cuccioli adolescenti”, in altri gruppi per aiutarli a trovare un compagno.
Secondo le due ricercatrici, questi comportamenti sarebbero mirati a tutelare e a garantire una certa economia domestica legata alla sopravvivenza ovvero accompagnare i giovani che non hanno esperienza nel trovare il cibo o nel difendersi dai predatori.
“Riconoscere i vantaggi e gli svantaggi dell’estensione della cura dei genitori nel mondo animale può aiutare gli umani a sviluppare una comprensione più realistica e forse persino compassionevole di come e quando continuare a sostenere i loro bambini più grandi e adulti”. Hanno concluso le due studiose.
L’opera è ovviamente controversa è c’è chi si è chiesto se sia giusto o possibile confrontare gli adolescenti umani a quelli animali.
Nell’uomo come tra gli animali sono presenti complesse dinamiche famigliari e del gruppo sociale. Tuttavia, i giovani umani sono sottoposti a numerose pressioni, come lo studio, la ricerca dell’identità sessuale, la discriminazione o il bullismo che nel regno animale sono ben distinti.
Tuttavia, ci sono alcuni punti d’incontro come ad esempio il bullismo. E’ stato infatti osservato che nei topi e nelle scimmie, le prestazioni nell’apprendimento degli individui di livello più basso sono spesso inibite da individui di più alto livello attraverso diversi meccanismi.
Quello che viene contestato, in una recensione d’oltreoceano è il paragone e le analogie tra giovani depressi e le sconfitte in alcune specie animali.
Ma non solo. Vi è anche il tema della maschera sociale come ad esempio nella specie delle seppie faraone che alterano il loro aspetto per predare i granchi eremiti attraverso un’alterazione ingannevole del loro aspetto. L’analogia con la maschera sociale per danneggiare altri individui nella specie umana è forse un po’ esasperata così come il mobbing degli uccelli canori nei riguardi dei gatti.
Secondo le critiche, tuttavia, il saggio offre in ogni caso degli spunti interessanti ed è ben sviluppato attraverso i capitoli.
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C.D.
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