Via libera della Regione Veneto a seppellire animali domestici in giardino
Negli ultimi anni sono aumentati i cimeteri per animali domestici e servizi funebri a loro riservati. Molti grandi comuni, province e regioni si stanno attrezzando per destinare delle aree dedicate ai cimiteri per animali. Una necessità scaturita dagli stili di vita contemporanei prevalentemente urbanizzati nelle città. Dalla cremazione presso il servizio veterinario, alla cremazione privata con la possibilità di custodire l’urna con le ceneri del proprio animale domestico e parchi dove poterli collocare.
Per consuetudine e per affetto molte persone violano la norma per la quale è vietato, per una questione igenico sanitaria, seppellire il proprio animale domestico in giardino o in un cortile di pertinenza oppure in un bosco. Comportamenti di cui sono anche in parte complici i veterinari che registrano il decesso dell’animale per il microchip.
La Regione Veneto è intervenuta in merito, varando una nuova normativa per cui sarà possibile seppellire il proprio animale domestico nel giardino di casa. Che sia un coniglio, un gatto, un cane o un semplice pesciolino rosso, l’affetto non fa differenze. L’attaccamento per una creatura che per anni è stato al fianco di una persona è un sentimento universale. Per questo non è mai facile dirle addio e privarsi di un luogo dove custodire il suo ricordo.
La norma regionale in realtà recepisce un Regolamento Comunitario. Per cui è possibile seppellire il proprio animale ma in modo che gli altri animali carnivori o onnivori non possano arrivare al corpo sepolto. Non solo la buca deve essere abbastanza profonda ma la carcassa dell’animale dovrebbe essere ricoperta dalla calce per coprire l’odore.
“E’ un grande atto di amore verso i nostri animali domestici. Con questa delibera riconosciamo che il rapporto affettivo di persone e famiglie con un animale domestico è sempre più un fenomeno sociale”, ha commentato il governatore del Veneto Luca Zaia.
Come riporta il correreveneto, sono molti i commenti a favore. Tra i quali quello del veterinario Roberto Venturini il quale ha specificato che “il divieto era nato ai tempi in cui la sepoltura di bovini poteva liberare nel terreno un batterio, il carbonchio ematico, la cui tossicità durava anche un secolo”.
C.D.
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