Animali d’affezione non sono più pignorabili

Animali d’affezione non sono più pignorabili

@Getty images
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Finalmente un passo in avanti verso la civiltà con l’approvazione della modifica all’articolo 514 del codice di procedura civile che ammetteva, la possibilità di pignorare gli animali da compagnia e di andare all’asta in caso di insolvenza dei debiti da parte del proprietario.

Una vittoria per gli animalisti sostenuta da una campagna #giùlezampe promossa dalla conduttrice tv Tessa Gelisio, lo scorso 5 febbraio con il patrocinio della Lega Nazionale per la difesa del Cane. La campagna, con tanto di petizione su change.org, ha raccolto 118.822 mila firme che furono consegnate al Ministro della Giustizia il 20 marzo.

 

“E’ passato così un concetto di civiltà, gli animali non sono cose ma membri della famiglia”, ha commentato la Gelisio, spiegando che “grazie alla spinta dal basso e alla mobilitazione di centinaia di migliaia di persone, siamo riusciti a convincere i legislatori a riconsiderare il valore degli animali domestici per quello che è, ovvero veri e propri membri della famiglia. Si tratta di un concetto di civiltà che finalmente ci vede allineati ad altri paesi come l’Austria e la Germania, dove da tempo si è affermata con forza l’idea che gli animali non sono cose”.

 

Rispetto ai dati, negli ultimi anni sono aumentati i pignoramenti e per fortuna, la modifica della legge viene in aiuto agli animali di affezione o da compagnia: il nuovo regolamento approvato nell’ambito dell’articolo 77 del Collegato Ambientale, sottolinea che gli animali tenuti presso la casa del debitore o negli altri luoghi a lui appartenenti, senza fini produttivi, alimentari o commerciali, sono assolutamente impignorabili. Inclusi anche gli animali impiegati ai fini terapeutici o di assistenza del debitore, del coniuge, del convivente o dei figli

 

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