Domenica 16 agosto, protesta a Ravenna: gli attivisti scendono in strada per manifestare contro gli animali chiusi in gabbia nello zoo della città.
Chiudere un animale in gabbia è un abominio. Si dice che lo si fa per proteggere e tutelare la specie: falso. Dietro c’è tutto un mondo. Un mondo che inizia con b e finisce con usiness: business. Nient’altro. In tanti, nel corso degli anni, tra animalisti e semplici attivisti, cercano di far sentire la loro voce per proteggere questi esemplari e liberarli una volta per tutte da “perenni torture”.
Domenica 16 agosto, subito dopo il relax di ferragosto, prenderà piede un’altra grande protesta nella regione dell’Emilia Romagna. Esattamente a Ravenna, davanti allo Zoo safari della città. Una manifestazione pacifica che punta a sensibilizzare i passanti e coloro che vorranno saperne di più sulle vicende inerenti agli animali chiusi gabbia. Un vero e proprio scempio che continua a protrarsi nel tempo e che qualcuno, giustamente, vuole definitivamente eliminare, sempre nel rispetto delle regole, ma soprattutto degli animali stessi.
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Protesta di Ravenna: gli animalisti non vogliono più vedere gli animali chiusi in gabbia. Chiesta la chiusura dello zoo
La chiusura degli zoo è un tema abbastanza ricorrente nelle grandi lotte degli animali. Le protagoniste di oggi sono Rossella Bonmartini e Debora Barbieri, due attivisti e animaliste riminesi. In una lettera aperta, le due ragazze, spiegano la motivazione della loro iniziativa: “Queste prigioni, con la scusa di progetti e salvaguardia della specie, detengono e sfruttano esseri viventi”.
Annuncio che inizia subito con una pesante accusa, per poi proseguire spiegando la condizione di questi poveri animali che: “Sono sottoposti a stimolazione continua, non hanno spazi per nascondersi come accadrebbe in natura. Qui devono sempre essere ben visibili (e illuminati nelle teche) per i clienti che pagano. Progetti di ripopolamento non possono essere presi in considerazione in quanto gli animali esotici negli zoo coinvolti in progetti internazionali di allevamento corrispondono al 2 % delle specie in pericolo. Le progenie non possono essere rimesse in natura in quanto il patrimonio genetico è compromesso. Nascono da animali nati a loro volta in cattività o da animali di provenienza variegata e avrebbero quindi un patrimonio genetico non corrispondente a nessuno di quelli presenti in natura”.
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Netta la posizione delle due attiviste che, attraverso questo comunicato, invitano tutti coloro i quali si troveranno nei paraggi dello zoo di Ravenna a intervenire a tale manifestazione.