Regione affida ai cacciatorio la gestione di Centro di recupero fauna selvatica
Una situazione che potremmo definire un controsenso. Quella della gestione del prestigioso C.R.A.S. – Centro Recupero Animali Selvatici di Pesaro. Come emerso da diversi casi e dal parere di un esperto sul tema i CRAS in Italia sono in crisi e in molte regioni sono stati costretti a chiudere.
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Anche il Cras di Pesaro entro la fine del 2018, sarebbe stato costretto a chiudere i battenti. Tuttavia, la Regione avrebbe “salvato” il Cras affidandolo ad una onlus, la Foxes, che annovera tra i propri iscritti anche cacciatori tesserati.
La denuncia arriva da Danilo Baldini, Delegato LAC Marche (Lega anti caccia).
Baldini evidenzia che non solo le forniture gas e acqua saranno affidati ad una gestione privata, ma che pure la Foxes provvederà alla cura degli animali selvatici.
Un controsenso nel pieno senso della parola.
“Gli animali selvatici feriti o in difficoltà potranno essere soccorsi e curati anche da soggetti che magari quegli stessi animali hanno contribuito a ferire o ad uccidere, visto che statisticamente una larga percentuale degli animali che vengono soccorsi nei CRAS sono vittime proprio di cacciatori e bracconieri”. Scrive il delegato, palesando indignazione in merito.
Per scarsità di fondi, le regioni non considerano in realtà il lavoro effettuato dagli operatori specializzati. Nell’arco di 10 anni, al Cras di Pesaro “sono stati salvati circa 9000 animali selvatici di cui buona parte mammiferi (caprioli, cinghiali, volpi, istrici, daini, tassi, ricci, lupi, il più delle volte deceduti, purtroppo) e uccelli di cui 1000 solo rapaci (falchi, poiane, civette, gufi). Tra i rettili il recupero ha riguardato complessivamente 7 specie, tra cui le esotiche tartarughe Scripte elegans”.
Un appalto che viene definito scandaloso, “una soluzione aberrante ed inaccettabile”, in quanto denuncia Baldini, i responsabili della Foxes non avrebbero le competenze per assicurare questo servizio.
E’ sempre e purtroppo la solita storia. Anziché premiare le eccellenze, forse per situazioni di comodo o per conoscenze, si viene a creare dei controsensi e dei disservizi.
La fauna selvatica in questi anni soffre le conseguenze dei cambiamenti climatici tra siccità e alluvioni, gelo e caldo. Inoltre, con la forestale entrata nel corpo dei carabinieri molte norme come quella in materia del soccorso animali non sono state definite dalle Regioni.
Nello specifico delle Marche, il caso è delicato, in quanto come scrive lo stesso delegato Lac, lo stesso assessore alla Caccia della Regione Marche ha anche riaperto la caccia in tutte le aree della rete Natura 2000, protette.
Una politica che pare premiare la caccia, anziché la tutela della fauna selvatica.
La situazione marchigiana è stata segnalata dalla Lac Marche al Ministero dell’Ambiente.
“Ci riserviamo anche di presentare un esposto in Procura, affinché gli organi competenti possano eseguire gli opportuni accertamenti e valutare la sussistenza di eventuali profili penalmente rilevanti”. Conclude Baldini.
C.D.
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