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Angelo, per non dimenticare: prima udienza del processo fissata al 27 aprile

Un fatto di una crudeltà inaudita che ha provocato un’ondata di indignazione quasi senza precedenti, fino a smuovere non solo l’attenzione mediatica ma anche gli alti piani della politica, con un messaggio del presidente del Senato Pietro Grasso. Il 25 giugno del 2016, un povero randagio di nome Angelo, venne barbaramente ucciso da quattro ragazzi di provincia, a Sangineto, in Calabria. Il cane fu legato ad un albero e ucciso a bastonate, dopo una lenta e atroce agonia, mentre uno dei giovani riprendeva la macabra messa a morte dell’animale, condividendo successivamente il filmato sui social, come per vantarsi del trofeo.

Un comportamento che ha sollevato numerose domande sulla violenza contro gli animali e la necessità di un inasprimento delle pene per il reato di maltrattamento e uccisione di animali. Per Angelo furono promosse diverse manifestazioni, a fine luglio e a novembre a Sangineto e infine un corteo a Roma nel mese di dicembre, organizzato dal Partito Animalista Europeo per mantenere l’attenzione sul tema e chiedere giustizia per il povero cane vittima dell’ignoranza.

Ad Angelo sono stati dedicati diversi approfondimenti, come due servizi del programma le Iene durante i quali furono intervistati gli autori del gesto e dai quali emerse l’omertà di un paese diviso in due tra chi ha fermamente condannato il gesto e chi difendeva i giovani, sottolineando che si “trattava solo di un cane”.

La morte di Angelo ha riportato in primo piano la necessità di pene più severe, in quanto l’uccisione di un animale è un reato inferiore ai tre anni e con la depenalizzazione, chi compie un gesto così atroce non andrà mai in carcere. Inoltre, il caso ha ricordato quanto individui che arrivano a compiere gesti così crudeli siano in realtà pericolosi per la stessa società come si evince da diversi studi che hanno dimostrato la relazione tra serial killer, criminali, violenze di vario tipo come anche in ambito domestico o contro le donne e chi maltratta o uccide un animale. La pericolosità di un individuo e la sue crudeltà è esponenziale al tipo di tortura che ha inflitto ad un animale.

Questi sono solo alcuni argomenti che sollevano casi di violenza ai danni di esseri indifesi ai quali si potrebbero aggiungere un’infinità di sfumature come ad esempio l’educazione al rispetto di un animale, le differenze culturali tra località emarginate e città, il disagio sociale fino ad arrivare ad un ambito più ampio riguardo al tipo di società costruita sulla “violenza istituzionalizzata” dove tutto è lecito, attraverso non solo le deroghe come nel caso della vivisezione o degli allevamenti intensivi.

Angelo è diventato un simbolo di umanità. Per questo l’attenzione mediatica sulla sua morte non troverà pace fino a quando non sarà fatta giustizia. Considerando le lungaggini burocratiche, le associazioni animaliste hanno fatto pressione per accelerare i tempi della giustizia e finalmente, a distanza di quasi un anno, si aprirà il processo.

Infatti si apprende che la prima udienza del processo a carico dei quattro aguzzini che si svolgerà al Tribunale di Paola, è stato fissata al 27 aprile. Sulla pagina Facebook dedicata ad Angelo “L’urlo di Angelo” e agli aggiornamenti sulla vicenda, viene sottolineato che “le Associazioni e i Volontari Calabresi, ideatori e gestori della Comunità dell’Urlo saranno presenti insieme ai loro Avvocati”, specificando che “al momento non si conoscono i capi di imputazione per i quattro assassini”.

In ogni caso, visto la portata e la risonanza del caso, i quotidiani locali, evidenziano che con molte probabilità sarà un processo a porte chiuse e inaccessibile.

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