Un fatto di una crudeltĂ inaudita che ha provocato un’ondata di indignazione quasi senza precedenti, fino a smuovere non solo l’attenzione mediatica ma anche gli alti piani della politica, con un messaggio del presidente del Senato Pietro Grasso. Il 25 giugno del 2016, un povero randagio di nome Angelo, venne barbaramente ucciso da quattro ragazzi di provincia, a Sangineto, in Calabria. Il cane fu legato ad un albero e ucciso a bastonate, dopo una lenta e atroce agonia, mentre uno dei giovani riprendeva la macabra messa a morte dell’animale, condividendo successivamente il filmato sui social, come per vantarsi del trofeo.
Un comportamento che ha sollevato numerose domande sulla violenza contro gli animali e la necessitĂ di un inasprimento delle pene per il reato di maltrattamento e uccisione di animali. Per Angelo furono promosse diverse manifestazioni, a fine luglio e a novembre a Sangineto e infine un corteo a Roma nel mese di dicembre, organizzato dal Partito Animalista Europeo per mantenere l’attenzione sul tema e chiedere giustizia per il povero cane vittima dell’ignoranza.
Ad Angelo sono stati dedicati diversi approfondimenti, come due servizi del programma le Iene durante i quali furono intervistati gli autori del gesto e dai quali emerse l’omertĂ di un paese diviso in due tra chi ha fermamente condannato il gesto e chi difendeva i giovani, sottolineando che si “trattava solo di un cane”.
La morte di Angelo ha riportato in primo piano la necessitĂ di pene piĂ¹ severe, in quanto l’uccisione di un animale è un reato inferiore ai tre anni e con la depenalizzazione, chi compie un gesto così atroce non andrĂ mai in carcere. Inoltre, il caso ha ricordato quanto individui che arrivano a compiere gesti così crudeli siano in realtĂ pericolosi per la stessa societĂ come si evince da diversi studi che hanno dimostrato la relazione tra serial killer, criminali, violenze di vario tipo come anche in ambito domestico o contro le donne e chi maltratta o uccide un animale. La pericolositĂ di un individuo e la sue crudeltà è esponenziale al tipo di tortura che ha inflitto ad un animale.
Questi sono solo alcuni argomenti che sollevano casi di violenza ai danni di esseri indifesi ai quali si potrebbero aggiungere un’infinitĂ di sfumature come ad esempio l’educazione al rispetto di un animale, le differenze culturali tra localitĂ emarginate e cittĂ , il disagio sociale fino ad arrivare ad un ambito piĂ¹ ampio riguardo al tipo di societĂ costruita sulla “violenza istituzionalizzata” dove tutto è lecito, attraverso non solo le deroghe come nel caso della vivisezione o degli allevamenti intensivi.
Angelo è diventato un simbolo di umanitĂ . Per questo l’attenzione mediatica sulla sua morte non troverĂ pace fino a quando non sarĂ fatta giustizia. Considerando le lungaggini burocratiche, le associazioni animaliste hanno fatto pressione per accelerare i tempi della giustizia e finalmente, a distanza di quasi un anno, si aprirĂ il processo.
Infatti si apprende che la prima udienza del processo a carico dei quattro aguzzini che si svolgerĂ al Tribunale di Paola, è stato fissata al 27 aprile. Sulla pagina Facebook dedicata ad Angelo “L’urlo di Angelo” e agli aggiornamenti sulla vicenda, viene sottolineato che “le Associazioni e i Volontari Calabresi, ideatori e gestori della ComunitĂ dell’Urlo saranno presenti insieme ai loro Avvocati”, specificando che “al momento non si conoscono i capi di imputazione per i quattro assassini”.
In ogni caso, visto la portata e la risonanza del caso, i quotidiani locali, evidenziano che con molte probabilitĂ sarĂ un processo a porte chiuse e inaccessibile.