Il programma Le Iene nella puntata di domenica 23 ottobre su Italia 1 ha mandato in onda un servizio di Nina Palmieri sul cane Angelo, il povero randagio barbaramente ucciso, l’estate scorsa, a bastonate dopo essere stato legato ad un albero, da un gruppo di ragazzi, Luca, Nicolas, Francesco e Giuseppe a Sangineto, in Calabria.
Non contenti dell’orrore che stavano compiendo, i quattro ragazzi hanno anche filmato l’agonia di Angelo, pubblicando successivamente il video sui social.
Un caso che ha sollevatolo sdegno e un’ondata di proteste in tutta Italia con gli animalisti che hanno manifestato il 22 luglio nella cittadina della Calabria per chiedere giustizia.
La giornalista dopo aver incontrato uno dei ragazzi, casualmente al bar, diventa a sua volta la protagonista di una scena teatrale ambientata in un’epoca distante anni luce da quella contemporanea. Luca e suo fratello, entrambi accusati di crudeltà verso gli animali, per aver ucciso Angelo. Ma il giovane scappa e si rifiuta di parlare con la Palmieri che, ad un certo punto, esasperata, commenta: “Non ti piace la telecamera addosso, neanche ad Angelo piaceva, lo sai?”
Il servizio rivela la realtà di un paese omertoso, di un paese che difende quattro ragazzi, protagonisti di un crimine, di cui si sono vantati con un filmato. Un avvicendarsi di fatti che sembrano lo stereotipo perfetto, con lo zio di uno dei ragazzi che pur di difendere il nipote arriva al malore e la voce in sottofondo di una donna che urla “Oh madonna mia”.
Sembra la trama di un telefilm, a bassi costi, nel quale i figuranti incarnano ruoli mediocri di persone incapaci di comunicare. Un paese isolato, di poche anime che si riunisce e difende a spada tratta i ragazzi. Tra le persone intervistate, un anziano e un pensionato che stanno seduti nella piazza principale. Senza aver visto il video, questi due individui sono entrambi del parere che i ragazzi abbiano fatto una bravata, accusando i media di aver alzato un polverone sul caso, esagerando, perché in finale “si tratta solo di un cane”.
La troupe delle Iene è stata poi costretta a lasciare il paese, sotto scorta dei Carabinieri. La riflessione che viene esposta in conclusione del servizio evidenzia il lato oscuro che si cela dietro a chi maltratta un animale, sintomo di un malessere, di un disagio e al contempo, come ricorda bene il servizio, per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, chi maltratta un animale viene considerato un potenziale criminale pericoloso per gli stessi individui. Non a caso, proprio l‘Fbi, lo scorso anno, ha creato un archivio per monitorare i crimini contro gli animali, elevandoli ad una categoria superiore, ovvero quella di “crimine efferato”.
Si tratta di un servizio emblematico e rappresentativo di un’Italia frammentata con dislivelli culturali, dove, in alcune aree isolate, permangono retaggi antichi e arcaici per cui la vita di un animale non ha importanza. La Calabria, come tutto il Sud, purtroppo è una terra dove si registra il più alto numero di randagismo e di maltrattamenti. Numerosi volontari e gruppi social denunciano ogni giorno gli orrori perpetrati sugli animali, ma anche l’assenza delle istituzioni, di fronte ad un problema che riguarda l’evoluzione verso una società civile.
Per il gesto commesso dai quattro ragazzi di Sangineto non ci sono scuse e la condanna deve essere unanime. I giovani rischiano fino a 18 mesi di carcere: ne è valsa veramente la pena? Non era meglio salvare quel cane e diventare un eroe di fronte alle telecamere?
Sui social circolano numerosi commenti di persone che hanno visto il video e che, ancora una volta, sono indignate per il comportamento dei paesani che hanno difeso un crimine.
ECCO IL SERVIZIO DELLE IENE
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