Andrea Camilleri è morto il 17 luglio 2019 presso l’ospedale Santo Spirito di roma, a giugno lo scrittore era stato ricoverato d’urgenza per un arresto cardiaco e dopo circa un mese purtroppo all’età di 93 anni è deceduto lasciando un vuoto in tutte le persone che amavano e seguivano lui e il suo lavoro.
A pochi giorni dalla morte di Camilleri, Federica Morrone ha dedicato un articolo interamente dedicato a lui e la sua passione più grande. I Gatti.
La donna ha infatti ricordato le lunghe passeggiate mattutine che lei e lo scrittore facevano nel tempo libero parlando della loro passione comune, quella per i gatti, oltre a parlare di famiglia politica e di libri.
E di come la Morrone facesse le richieste di autografi di Camilleri sui suoi romanzi per amici e di come lo scrittore prima di firmare autografi volesse sapere un po in più sulla persona a cui sarebbe andato l’autografo e la dedica :”Raccontami qualcosa in più di questa persona”.
Secondo la Morrone grazie al successo avuto in tarda età dello scrittore non gli aveva mai permesso di montarsi la testa era infatti una persona tranquilla e rilassata che sembrava sorpresa dalle tante attenzioni ricevute negli ultimi anni.
Federica ha voluto ricordare il grande scrittore con alcune storie dei gatti tanto amati di cui parlavano sempre sottolineando “Oggi voglio ricordarlo con le storie dei nostri amati gatti, ce ne sono tanti ad aspettarlo lassù”
“Non siamo noi a scegliere il gatto, è il gatto che sceglie noi. Ho sempre avuto gatti che sono entrati in casa e si sono rifiutati di andarsene. Quindi in realtà mi hanno scelto, hanno sentito che potevamo andare d’accordo e sono venuti ad abitare con me”
“Un gatto è una gran cosa. La compagnia che dà un gatto è quasi umana, a differenza della compagnia che può dare un cane che pende dalle tue labbra e vuole adeguarsi alla tua volontà. Il gatto è sempre in una posizione dialettica; può condividere quello che stai dicendo, ma può anche non condividerlo”.
“Ha quella sorta di piccola autonomia che può avere un amico nei tuoi riguardi. Certe volte il gatto ti dice: non sono d’accordo con quello che stai facendo, e te lo dimostra in mille modi, voltandoti le spalle ad esempio. La bontà estrema e la posizione dialettica fanno la differenza tra cane e gatto”.
“Mi piacciono i gatti guerrieri che lottano per la sopravvivenza, senza un occhio, con mezzo orecchio. A questi gatti bisognerebbe concedere il riposo del guerriero appunto. Trovare un modo. In genere le persone adottano micini piccoli, perché sono graziosi, simpatici”.
“Però avere un gatto guerriero accanto, che con le sue ferite ti dimostra quanto è difficile l’esistenza e quanto è dura la sopravvivenza, credo sarebbe un esempio per chi cerca la vita facile”.
Il suo amore per i gatti era sconfinato ma negli ultimi anni della sua vita Camilleri aveva deciso di non prendere più gatti dentro la sua dimora, lo scrittore era infatti rimasto traumatizzato dalla morte del suo amato felino di 18 anni, dopo il triste avvenimento Camilleri aveva preso questa triste decisione.”Non voglio più averne dopo che ho avuto un gatto per diciotto anni”
“Quando non c’è stato più ho sofferto maledettamente; allora, per egoismo, mi rifiuto di affezionarmi ancora. Però usufruisco dei gatti delle mie figlie, ogni tanto telefono e chiedo: “portatemi un gatto!”. I gatti lo sanno, le mie figlie dicono: “andiamo dal nonno”, loro entrano subito nella gabbietta, mi raggiungono, restano da me tre o quattro giorni felici e beati”.
Uno dei racconti preferiti di Federica Morrone era quello sul gatto Barone, un gattino adottato da Camilleri mentre si trovava in Toscana.
Gatto Barone fa parte della mia vita, è stato anche un ottimo consigliere in momenti difficili, era estremamente intelligente. Lo raccolsi in un paese della Toscana. Vidi dei bambini che giocavano a palla, dopo un attimo mi resi conto con orrore che la palla che stavano adoperando era un gattino vivo.
“Allora presi il gattino (dopo aver un po’ ecceduto su quei bambini, lo confesso). Lo curammo con un amore infinito, e lui si legò a noi di altrettanto amore”.
“Guarì e credo che non si rese mai conto di essere un gatto. Partecipò attivamente alla vita della famiglia, non piangeva mai, per nessuna ragione al mondo. Era una presenza attiva, non passiva, della casa. L’abbiamo molto amato”.
Andrea Camilleri è stato sempre un grande amante degli animali in una recente intervista aveva infatti dichiarato “Mi sono sforzato di fare la mia parte in questa vita, come tanti, ma mi pare non basti”.
In una Intervista come riportato da Avvenire.it Camilleri aveva parlato di tutti gli animali della sua infanzia è sopratutto di quelli narrati nei suoi racconti.
Nei suoi racconti infatti Camilleri donava a tutti gli animali sentimenti simili a quelli umani, così lo scrittore ha risposto al quesito posto sottolineando :”Sono convinto che siano sentimenti elementari, che accomunano tutti gli esseri viventi.
“Certo, per noi umani la questione diventa più complessa, perché a differenziarci dagli animali interviene la parola, che è una spada a doppio taglio: ci dà la sensazione di esprimerci con chiarezza, ma nello stesso tempo apre la porta all’interpretazione”.
“Il corpo, invece, comunica in maniera più diretta, univoca. Non credo, per esempio, che il cinguettio di un uccello lasci spazio all’ambiguità. Ma non posso esserne sicuro, si capisce. Il dubbio rimane, rimane sempre”.
L.L.
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